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7 del mattino, suona la sveglia e quasi di soprassalto il lenzuolo scivola dal piede come se fosse stato un colpo di sciabola.
Doccia, denti, colazione, gommone. Sembra quasi il motto di un fanatico passato. Solco la remora di un imbarcazione molto più avanti di me e nel mentre guardo l'acqua. Sto cercando di vedere il fondo. Quando lo vedi con l'acqua limpida ti incanta come se fosse una gemma preziosa. Noi pescasub abbiamo la fissa di cercare tane ovunque vi sia una pozza d'acqua, figuriamoci davanti alla vista di un mare chiaro e limpido. Il GPS segna due miglia all'arrivo. Nel mentre la mia immaginazione studia. Vado verso una vecchia tana. Un'opera bastarda di madre natura. Un ponte di roccia con uno spacco a forma di V con un pozzo sopra il tutto a 90 gradi rispetto all'ingresso. Vi manca solo un insegna sopra del tipo: "Aste perse da questa parte" Eppure, quel buco fa sempre testone! Ormai ho imparato, non che sia diventato infallibile ma a furia di sbatterci il muso ho capito qualcosa. La corrente, il sole, il rumore del motore, il modo in cui si cala l'ancora ed il tuffo d'ingresso. Cavolo! Che testa quel pesce. A volte penso proprio che siano alla stregua di un cane per la loro intelligenza. Mi porto il mio penultimo bastone, un doppio zero e già, proprio come la farina per i dolci. Cerco immediatamente riparo sotto corrente e voilà il rumore è stato neutralizzato. Adesso mi resta caricare il legno e sgasare la muta. Fatto! Il muro è sempre lì, bella sostenuta la corrente di grecale mi contrasta ma ne sono felice. Vedo già il quartiere. Il vallone con la sabbia sul fondo, la posidonia sulla quarta via d'uscita, e verso il limite della visibilità c'è il ponte. Quattro calcoli a menadito e sono già nascosto sulla verticale sinistra del montante dietro quel settore oscuro dove ne io e ne lei possiamo vederci se non immaginare chi vedrà chi. Non c'è segno di vita dall'alto sembrerebbe quasi un posto insignificante. Mi preparo per la discesa, le pinne si alzano al cielo ed io, sono già puntato verso quello sperone che dovrò afferrare con la mano sinistra mentre la mente ed il fucile si preparano a non fare errori. Se vede l'asta scappa giù nel sifone ed è finita. Passano una manciata di secondi e come un pipistrello mi affaccio sotto il ponte in un attimo che fa paura a tutti e due. Nel buio vedo una pinna pettorale e mi basta già. Il colpo parte immediato, istintivo quasi liberatorio. Risalgo immediatamente sono a corto di fiato perché questo tipo di approccio in tana mi costringe ad un agguato molto dinamico. Nei primi metri di risalita non mi rendo conto nemmeno di sentire il peso del pesce faccio filare un po' di sagola e guadagno la superficie. Riacquisto lucidità, i miei polmoni non sono più quelli di una volta, gli anta e due polmoniti mi hanno segnato un bel po'. Rivolgo lo sguardo verso il fondo tra le mie pinne cerco il filo teso lo tiro, viene! Esce dal buco una sagoma scura, il tondino in testa l'ha spenta. Qualche secondo di contemplazione e poi risalgo in gommone. Le foto per la moglie su WhatsApp e qualche posa per gli amici. Felice della mia prima pescata dopo 11 mesi di stop forzato. Mi dirigo verso casa lascio anch'io una scia nel caso serva a qualcun altro pescatore in cerca di gemme preziose. |