Oggi vi racconterò una cattura che ha dello straordinario o quasi.
Ero in procinto di tornare ad alghero per la prima selettiva del campionato, ed essendo lontanto dal mare da più di un mese decisi di rientrare 5 giorni prima della gara per avere cosi la possibilità di riprendere la forma fisica. Ma una cosa non l'avevo calcolata, il tempo che mi fa trovare onde di tre metri e vento a trenta nodi. Rimango così ansioso davanti alla finestra a guardare il mare per due giorni, aspettando che si calmasse. Il terzo giorno noto il tempo migliorare e seppur non bellissimo decido di uscire con un amico. La prima giornata si conclude con pochi pesci e delle bellissime visioni di tane piene di saragoni che per un motivo o per l'altro non riusciamo a prendere. Nel tragitto di casa prendo il telefono e leggo i messaggi e noto un messaggio di un ragazzo della mia età il quale però non è mai andato in acqua che mi chiede se potessimo andare insieme il giorno seguente. Ci accordiamo per trovarci alle otto e mezzo a casa mia. Arrivato scelgo una muta per lui e partiamo per il porto, dove dopo una lenta vestizione molliamo gli ormeggi per iniziare una nuova avventura.
Giunti sulle prime lastre prendiamo subito due saraghi niente male. Proseguiamo così per le due ore successive senza riuscire però a prendere altro nonostante il pesce in giro abbondi; si sa però che non sempre si può colpire tutto cio che si vede, specialmente quando si sta pescando in tana con il 50 e la fiocina.
Ormai e mezzogiorno, bisogna andare via, non prima però di controllare lultima pietra. Arrivati sul punto lascio il mio amico sul gommone a farmi da barcaiolo e mi tuffo ma nella pietra scorgo solo il vuoto assoluto.
Mentre mi accingo a tornare in gommone perso nei pensieri di catture straordinarie, mi ritrovo un branco di salpe immenso che viene verso si me, comportamento alquanto anomalo che mi fa pensare alla possibile presenza di predono dietro il branco. In un secondo mi immobilizzo. Nel gito di pochi secondi il branco finisce, e nel torbido noto alla fine del branco stesso un pescione che scambio all inizio per una ricciola a causa della poca visibilità. Il pescione nel mentre continua senza timore a seguire le salpe infischiandosene della mia presenza. Nella mia mente i pensieri esplodono, cosa faccio? provo una caduta? chiamo il gommone? tento un tiro con il mio fuciletto?. Decido che devo provare il tiro con la mia piccola arma, capriola e giù.... Dopo la prima pinneggiata mi rendo conto che il pesce è un grosso dentice . Continuo a scendere sperando.che non si accorga di me e non fugga. Ormai e a tiro, lo vedo già scappare a velocità assurda lasciandomi con un nulla di fattto, ma ciò non accade, allungo il fucile......Sparo, il dentice ha un sussulto e vibra fulminato in mezzo alle alghe. Mi fiondo su di lui tento prima di acchiapparlo mettendogli le mani, nella branchie, poi in bocca rimediando un dolorosissimo morso e poi scelgo allora di.stringerlo al petto. Risalgo in superfice urlando ed chiamando il gommone, mostrando la mia preda. Subito facciamo le foto dove immortaliamo la nostra felicità, mia e del mio amico. Interrompiamo la pesca e via a casa. Tutti mi fanno i complimenti i parenti scattano le foto. Sono fieri di me.
La sera attorno al tavolo discutiamo e parliamo della cattura mentre la decustiamo. La gioia mi pervadrà per i giorni successivi. Quante emozioni che regala il mare. Il peso del dentice era circa 6 chili
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