| Volevo postare questo racconto da un po’, ma il tempo è tiranno, oggi però, visto il prolungarsi del maltempo, forse ci riesco.
Premetto per chi non mi conosce, che non pesco quasi mai in tana (0,01% dei pesci presi in totale), e che in estate autunno e inverno, acqua chiara o torba, calma o agitata, preferisco avere tra le mani un cannone piuttosto che un grissino, meglio perdere una spigola per non aver brandeggiato in tempo, che una ricciola per non averla passata. (le ricciole per me sono quelle in doppia cifra, non i limoni).
La ricciola, quella grande, è per me una fissa, ne persi una durante i primi anni di apprendistato, un’altra ne ricordo un paio di anni fa a causa di un filo mediocre ma ottimamente pubblicizzato, e l’ultima l’estate 2008 per aver sbagliato un facile tiro in caduta.
Ero deciso, la prossima doveva essere quella giusta. E così quando quest’anno è arrivata la stagione, sacrificando altre pesche, altre attività, moglie e figli, ho cercato di passare quanto più tempo possibile negli hot spot da carangide.
Capita poi che mentre sei in giro con un cannone in mano scovi uno scoglietto pieno di corvine di stazza (una ventina), ma non puoi sparare per via dell’arma, ma quando il girno successivo ripassi sopra lo scoglio in questione, ti viene una folgorazione”ferma un po’ il gommone e dammi il sessantino che vediamo se quelle corvine sono ancora lì” L’amico Antonello ferma il gommone esattamente sulla verticale della tana, e passato il fuciletto mi aspetta fiducioso al timone: l’acqua è un po’ torba ma non tanto da guastare il gusto della pescata, scendo sulla roccia e guardo nel buco, da sopra da sotto, ma a parte degli esemplari mignon, nessuna traccia dei bei pesci del giorno prima! Esco la testa dalla tana e mi ritrovo faccia a faccia con una ricciola di almeno 40 K!!!!!!!! Il pesce è fermo difronte a me, lo posso toccare con la mano, ma non azzardo a infilarli il cinquedenti in testa perché, oltretutto, la pressione di esercizio è di meno di 20 atmosfere, non credo che riusirei a venire a capo della situazione. Intanto alle spalle della prima, sempre ferma, ne passa un’altra grande come lei, ed io sempre “disarmato” spero che magari Antonello da sopra, vedendo il tutto, carichi il fucile e me lo lasci cadere come una sorta di excalibur del mare, per far giustizia di una sorta di vilipendio nei confronti di chi da sempre aspetta questo momento che si presenta l’unica volta che non posso partecipare alla battaglia. Excalibur non arriva, i pesci riprendono la loro strada, ed io non posso fare altro che rimanere tutto il giorno a fare su e giù nei paraggi, senza peraltro rivedere più le mie amate.
P.S. Profondità di esercizio 8/10 metri!
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