PescaSub & Apnea

ODE ALLA PESCA SUB, Racconto luuuungo per lettori pazienti

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AlexPux
view post Posted on 18/11/2009, 19:41





É da quando sono tornato in Cina dalla mia ultima visita in Sardegna che mi ripromettevo di scrivere questo racconto, non ne ho avuto la possibilitá sino ad ora preso come ero da mille impegni, molti dei quail imprevisti, che il mettere sú una nuova azienda comporta.
Oggi finalmente mi sono potuto ritagliare uno spazio di tempo per poterlo fare e rendervi partecipi delle peascatine risalenti al periodo a cavallo fra la fine di Settembre e i primi di Ottobre.

Non era mia intenzione, scrivendo questo racconto, di parlarvi di catture gloriose o prede eccezionali; se vi aspettate chissá quale cattura forse é meglio che non vi addentriate nella lettura per non restare delusi. Mi considero un principiante e le mie catture non sono neanche lontanamente paragonabili a molte di quelle che si possono legger su questo forum. L’ho scritto per cercare di trasmettere le emozioni, le sensazioni ed i piaceri che la nostra splendida disciplina sa trasmettere a prescindere dai successi e dai fallimenti. L’ho scritto forse piú per me stesso che per altro, per mettere nero su bianco qualcosa che potró sempre decidere di rileggere dovessi mai dimenticarmi del perché pratico questo sport.
Forse é per questo che mi son fatto prendere un pó la mano e magari troverete che mi sono dilungato oltre il necessario, mi scuso anticipatamente con quanti di voi lo troveranno noioso o troppo lungo e magari non ariveranno mai alla fine...vi posso capire!

Arrivo a casa Martedí 22 e come ogni volta che vi torno la prima sensazione che provo é una sorta di indescrivibile e infantile euforia che mi causa un nodo allo stomaco e mi fá di colpo alleggerire la testa...é come essere leggermente brillo, mi sembra di camminare su un tappeto di piume...
La sensazione per la veritá inizia giá sull’aereo quando guardando dal finestrino scorgo sotto di me il primo tratto di costa; il mare che dal blu profondo si schiarisce nel meraviglioso turchese che ha reso le coste sarde cosí famose e popolare con i turisti che tutti gli anni si radunano da queste parti. Il grigio del granito che nell’entroterra si fonde con il verde della vegetazione ed il bruno delle campagne oramai abbrostulite dal sole per mesi...
É quando scendo la scaletta dell’aereo peró che la sensazione di cui parlo mi colpisce in pieno...come un ubriaco che, dopo svariati bicchieri, non si accorge veramente di esserlo finché non si alza dalla sedia e incomincia a barcollare verso l’uscita...

La Sardegna, per chi come me vi é cresciuto é piú di una terra... é come una droga che ognuno credo vive a modo suo. Io la aspiro con l’aria stessa che mi riempie le narici ed i polmoni appena mi affaccio dalla fusoliera...

”Ecco”, mi dico ”...come ogni volta!...saprei riconoscere il posto ad occhi bendati...quest’aria, questo profumo....posso distinguervi l’acre odore della resina dei pini, il dolce delle bacche mature di ginepro, e poi il mirto, il corbezzolo ed ancora i cespugli di ginestre e di erbe ingiallite dal sole...ma c’é un profumo che piú di ogni altro distingue questa mia droga personale...Il mare! Un profumo ineguagliabile e cosí familiare che mi ha accompaganto costantemente per i primi anni della mia vita e che per quanto io giri il mondo porto sempre con me, nella mia memoria, eccola la mia Marlaine Proustiana...”

La prima notte ho difficoltá ad addormentarmi, vittima dell’inevitabile Jet-lag e dell’adrenalina cho ho in circolo...

Sono venuto in Sardegna principalmente per una breve vacanza di una decina di giorni, visitare la famiglia che vedo poco, incontrare un paio di potenziali futuri clienti della mia nuova attivitá ed un obbiettivo: cogliere ogni possible occasione di pescare e stare in mare il piú possibile.

Le cose peró non iniziano nel modo migliore...Chi avesse letto la mia presentazione a questo forum saprebbe che nonostante io abbia praticato la pesca sub con una certa assiduitá sin dall’infanzia l’ho fatto in maniera molto primitiva e direi puramente istintiva, senza essermi mai informato o attrezzato a dovere: niente muta, guanti ,calzari o quant’altro, solo pinne da snorkelling, una maschera ed un fucile e tanta voglia ed abitudine a stare sott’acqua. (non voglio annoiare nessuno in questa sede per cui faccio riferimento all mia presentazione http://pescasubapnea.forumfree.net/?t=42353221 per chi volesse capire il perché)

Ebbene il mio amico dal quale questa primavera avevo preso in prestito una vecchia muta é stato “re-infettato” dalle mie azioni col risultato che ha ripreso a pescare anche lui e in mia assenza é riuscito a distruggere la muta che ormai era arrivata al capolinea...

Fatto stá che mi sono trovato a dover decidere: “Compro una nuova muta per qualche pescata che potró fare quest’anno o torno a fare l’anfibio nudo?” Ho optato per la seconda soluzione, l’esperienza con la muta del mio amico mi ha fatto realizare che quando mi compreró la muta per l’anno prossimo sará su misura (da bambino ho subito un intervento correttivo ad entrambi i tendini d’achille e i miei polpacci sono molto sottili in proporzione al resto della mia corporatura cosa che i produttori commerciali non possono ovviamente prendere in considerazione col risultato che le mute commerciali mi si riempiono d’aria e di acqua che si infiltra dalle caviglie) e questa volta la mia permanenza era troppo breve per giustificare la spesa immediata...sará per la prossima volta che vengo! “Dopotutto” mi dico, “l’ho fatto per anni, posso resistere ancora un pó...”

Cosí il 23 scendo nella bellissima spiaggia sotto casa (quella delle foto che ho postato nel 3d “ritorno alle origini” di cacris per intenderci) pronto ad un primo giro esplorativo e con il morale alle stelle. Mio fratello, che ha appena finito di lavorare la stagione, mi ha informato che nei giorni scorsi vi sono state abbondanti pioggie e mareggiate e ora che il mare é in scaduta...perdipiú la stragrande maggioranza di turisti sono spariti e rimane solo qualche avventuriero che sceglie di proposito il periodo piú calmo della stagione, inoltre di natanti e diportisti neanche l’ombra...certo l’acqua é chiaramente torbida, non vedo il fonod dalla riva come capita solitamente ma...

Con me il mio nuovo compagno fidato Geronimo Pro 95 acquistato in primavera e le altre poche componenti della mia magra attrezzatura: vecchissima boa sferica Cressi attaccata al pedagno autocostruito, vecchissima maschera lince Cressi della prima generazione con annesso boccaglio, coltello con fondina al polpaccio, un paio di pinne da snorkelling della Seac di colore azzurro (!!!) ed infine un retino portapesci alla cui cintura ho infilato due kg di piombo, quell tanto che basta per darmi la negativitá che mi serve a muovermi con meno fatica sul fondo. Prima di entrare mi vorticano in testa alcuni pensieri:

“Certo che sembro proprio un idiota...se mi vede un Psub serio gli vien da ridere... chissá che direbbero quelli del forum ... c@zzo, cosí conciato sono tutto fuorché mimetico... Mi sá che mi cagheró dal freddo... almeno se esco a mani vuote avró una scusante... quale sará la tecnica migliore da adottare una volta in acqua...”e via discorrendo

Poi peró mi ricordo: “Ma chi se ne frega, sono quí perché amo stare in mare, ho fatto cosí per anni e prima che iniziassi a leggere, informarmi e iniziare a concepire la pesca come una attivitá piú seria e scientifica mica mi facevo tutte sté pippe...se esco a mani vuote mi saró comunque goduto il mare e per il resto quell che viene viene...coraggio la tua acquaticitá é ottima, non é certo il mimetico o l’attrezzatura che fanno il pescatore...”

Con questo stato d’animo entro in acqua e ho la piacevole sorpresa di avvertire che la temperatura é ottima, “ma quale freddo, sará una passeggiata!” ma il mio buon umore é di brevissima durata, in quanto appena infilata la testa sott’acqua mi accorgo che le mareggiate dei giorni scorsi hanno sollevato una quantitá enorme di sospensione e che miliardi e miliardi di particelle, principalmente frammenti di posidonia morta hanno trasformato l’acqua che solitamente garantisce una visibilitá da piscina in una densa zuppa marrone che limita la visibilitá a meno di un metro!

“Merd@! non e possibile, aspettavo di pescare da Luglio e adesso....ma non é detto, provo a spostarmi un poco e magari...”

Cosí carico il fucile comunque e inizio a pinneggiare. Fortunatamente conosco ogni singola roccia di questo fondale come il palmo della mia mano e riesco ad avanzare a memoria evitando comunque un paio di volte di piantare la faccia in qualche scoglio apparsomi davanti all’ultimo secondo. Il pesce gira, ne sono sicuro, intravvedo un paio di volte alcune ombre, roba piccola, che mi sfrecciano davanti scomparendo nello stesso istante nel quale mi accorgo della loro presenza...Persevero, raggiungo uno scoglio sommerso che in passato mi ha regalato qualche piccola soddisfazione. La visibilitá é sempre la stessa, mi ventilo comunque e giú su un fondo di non piú di due metri...provo ad appostarmi in attesa. A questo punto giá ci credo poco, punto il fucile dinnanzi a me e...non vedo la punta!!!

Dentro di me partono le imprecazioni di rito, non só se sono piú arrabbiato o deluso, morivo dalla voglia di farmi una pescata ma...Devo mio malgrado desistere, cosí non ha veramente senso. Guadagno la riva e con la coda tra le gambe percorro i 50 metri che mi separano da casa. Fumata nera alla prima!

Per i prossimi tre giorni attendo con un misto di impazienza e frustrazione che i sedimenti abbiano il tempo di depositarsi, ogni giorno appena sveglio mi reco in spiaggia con la sola maschera a fare un tuffo di perlustrazione e per tre giorni, Nisba! Il mare non é piú grosso ma non é neanche abbastanza calmo da dare alla gravitá l’opportunitá di fare il proprio dovere... mi consolo con il fatto che devo fare solo pochi metri per arrivare al mare e che ci sono molti che invece si devono sobbarcare con una guidata anche solo per vedere le onde...

Il Fine settimana é occupato interamente da visite e pranzi familiari in varie zone interne cosí che pescare é fuori discussione a priori.

Al Lunedí il mio primo incontro di lavoro e le notizie sono buone...almeno da questo punto di vista...salta fuori che per affinare vari dettagli dell’affare mi dovró trattenere in Sardegna per parecchio piú a lungo di quanto avessi inizialmente preventivato.
“Fantastico, vuoi vedere che riusciró a fare qualche pescata nonostante tutto? Certo passeró piú tempo a lavorare che in vacanza vera e propria ma almeno...”

Martedí 29 finalmente posso riprovarci, scendo in spiaggia alle 16:00, presenti solo una coppia di turisti tedeschi con due bambini, il cielo é un pó coperto ma la tempratura dell’acqua é ancora buona, in piú il mare si é calmato da un paio di giorni. Speranzoso entro e sono estatico nel realizzare che nonostante l’acqua sia ancora torbida la visibilitá é salita a circa 3 metri...sono abituato a molto meglio ma almeno ci si puó provare...

Mi dirigo verso la sinistra della cala laddove la scogliera che separa questa spiaggia dalla prossima si allunga in una lingua biforcuta (a forma di Y per capirci, con i due bracci corti orientate verso il largo) di roccia verso il largo per circa 150 metri prima di immergersi e gradualmente calare verso il fondo sabbioso. Nel suo punto piú avanzato la roccia stá a circa 250 metri dalla riva su un fondale di circa 4 metri. Il braccio destro della Y é praticamente a pelo d’acqua per quasi tutta la sua lunghezza, non piú di un metro sotto la superficie nei punti piú bassi con un solo corridoio sottilissimo che tagliandolo orizontalmente scende fino a quasi due metri. Passando per questo corridoio o aggirando il braccio destro si giunge tra le due braccia della Y e quí il fondale scende ulteriormente e repentinamente sui 6 metri. La larghezza complessiva di questa conca sommersa é di al Massimo 10 metri nel suo punto piú ampio e la risalita verso i 4 metri e molto ripida, quasi verticale. Il braccio sinistro invece ha un andamento molto piú graduale e dai 4 metri risale fino alla superficie in maniera molto dolce fino alla superficie, da quí continua il proprio percorso in maniera praticamente rettilinea fino alla riva della spiaggia seguente. Unico intermezzo a questo andamento lineare sono una dozzina di massi individuali di svariate tonnellate gettati sul fondo da chissa quale evento geologico milioni di anni fa che assomigliano a giganteschi funghi che in maniera casuale spuntano da un fondo altrimenti piuttosto piatto. Infine, circa 15 metri al largo delle braccia di Y vi é uno scoglio di una forma vagamente conica che emerge dalla sabbia candida e risale gradualmente verso la superficie facendo emergere solo un piccolo spuntone di roccia sul quale é frequente incontrare Cormorani in riposo tra una immersione e l’altra e la cui superficie emersa supera di poco i due metri quadri mentre alla base lo scoglio copre una superficie di circa 35 metri quadri. Lungo le sue pareti si alternano cespugli di posidonia e lunghi spacchi verticali nella roccia i cui ingressi sono sovente coperti dalla vegetazione. Quí usano spesso risiedere labridi di dimensioni a volte decenti, ma non sono una preda che mi piace insidiare da quando ho incrementato la dimensione dei miei fucili e ho praticamente abbandonato la pesca in tana mentre non li disdegnavo quando da ragazzino avevo a disposizione solo il mio mitico MediSten e qualsiasi pesce al di sopra dei 200g mi sembrava giá una manna...

In questa occasione percorro tutto il versante destro della scogliera. Mi muovo molto lentamente in superficie cercando di sfruttare al meglio la copertura offertami dale varie protuberanze di roccia. In prossimitá delle conformazioni maggiormente pronunciate mi immergo effettuando degli agguati alla cieca per cosí dire e cioé muovendomi come se dietro alla roccia avessi giá intravvisto una possibile preda anche quando non é il caso nella speranza di affacciarmi con il fucile giá puntato e di trovarmi di fronte il pesce intento a cibarsi o comunque inconsapevole della mia presenza.

“Diamine, con questa visibilitá limitata il sistema non sembra portarmi frutti, mi sá che con l’acqua torbida il pesce é molto piú allerto del solito...” Una volta, due, tre...e cosí per svariate volte in concomitanza con quei punti del fondale che ritengo potenzialmente validi ma niente, mi affaccio ogni volta per trovare il vuoto piú assoluto. Unica compagnia gli immancabili sciarrani che con il loro fare quasi arrogante mi squadrano quando mi avvicino alla loro tana di turno “Vuoi vedere che questi sanno che non é loro che stó cercando?” e le solite donzelle che per nulla intimorite continuano a volteggiarmi intorno in difesa del proprio territorio.

Decido di cambiare strategia. Senza neanche saperlo ho sempre praticato quello che ho di recente scoperto essere la tecnica dell’agguato. Istintivamente ho sempre pensato che fosse l’unico modo di catturare una preda, e solo da un annetto a questa parte ho scoperto che esiste l’aspetto...

“Non penso che sia il fondale ideale ne la profonditá migliore” mi dico, “ma che mi importa? Mi sá che ci provo, niente da perdere e poi se voglio praticare meglio a 4 metri su un fondale che conosco a memoria che da qualche altra parte no?”
Scelgo un posto che pare adatto, arrivando dal largo dell’isolotto solitario, quello dei cormorani. Mi preparo in superficie guardando veso la direzione della conca sommersa, mentre uso lo sperone di roccia emergente come copertura...
“Allora Alex, ricordati cosa hai letto... calma...muoviti col minimo sforzo...scendi a peso morto...sfrutta il fondale come copertura...ma non dovresti idealmente puntare contro la corrente? I predatori arrivano da lí in genere... epoi non sei mica mimetizzato...inoltre a stare fermo cosí senza muta il freddeo inizia veramente a farsi sentire Brrrr....”
“Ma dai, stai di nuovo pensando troppo...in fondo stai solo facendo pratica, mica é un test...dai proviamoci e vediamo un pó come vá!”


Capovolta e giú verso il basso fondale, punto al grosso cespuglio di posidonia che ho scelto dalla superficie e mi ci appiattisco dietro. “tieni il fucile attaccato al fondo...guardati in giro con movimenti lenti del capo...” Nei tre metri di visibilitá a mia disposizione non si vede nulla eccezion fatta per un gruppetto di fasciati molto sotto misura che fanno la spola tra gli spacchi nella roccia accanto a me.
“hmmm, non si muove niente, e se mi spostassi un pó?... No!... Stai fermo dove sei, ricordati stai praticando, e poi se per caso c’é qualcosa appena ti muovi se la dará a gambe a tutta velocitá ... Maledette sté pinne, sono tropppo leggere, mi costa fatica tenerle attaccate al fondo...sto sprecando ossigeno prezioso... Taci! Non pensare! Concentrati solo su quello che hai davanti! ...facile a dirsi vero? Ma io quí mi sto ghiacciando dal freddo adesso...tremo ... e chissá che vibrazioni sto causando, cosí non mi si avvicinera proprio un bel nulla...”

Inutile aggiungere che dopo circa 45” le riserve d’aria si sono consumate e tremolante mi lascio risalire verso la superficie senza aver visto, tantomeno sparato a niente. Il sole, sebbene coperto da fini nubi é comunque una manna dal cielo, non mi riscalda veramente, ma posso sentire che il freddo é minore mentre i deboli raggi mi accarezzano la schiena.
Noto a questo punto che il mare si sta leggermente ma inesorabilmente ingrossando, fenomeno tipico dei pomeriggi di Settembre che ricordo sin dall’infanzia. É ora di rientrare, ho le mani intorpidite e i polpastrelli raggrinziti e la visibilitá stá diminuendo con ogni onda che si avvicina. Cosí mi avvio verso la spiaggi compiendo il percorso inverso, inizialmente parto con l’idea di pedalare per arrivare il piú in fretta possibile, ma dopo un pó per via del movimento il freddo si attenua e quando scorgo davanti a me una roccia che si presta a copertura decido comunque di tentare un altro agguato alla cieca...
“Vuoi mai vedere che veda pesce all’ultimo e mi faccio trovare impreparato? E poi chissa quanto sono stato in acqua e ancora non ho sparato nemmeno un colpo....” Mentre cosí penso inizio la discesa in diagonale a circa 6 metri dalla roccia dalla quale intendo poi affacciarmi.
A metá percorso vedo alla mia sinistra due ombre sul fondo “credo siano muggini” che sidirigono con calma verso la sinistra della roccia che stó puntando fino a scomparirvi dietro. L’adrenalina sale “questi sembravano decenti...”
Continuo col mio percorso prestabilito e giungo dietro alla roccia, decido di prepararmi e molto lentamente mi affaccio dal lato destro sperando di trovarmenli davanti...
“Niente, ma dove diavolo sono finiti?”
“Eccoli lá”
Si sono spostati avanti di un paio di metri, sempre sulla sinista. Uno é intento a grufolare sulla roccia quasi sul fondo e mi mosta la pinna caudale, l’altro é a mezz’acqua e si muove lentamente verso destra...mi si avvicina un poco; punto il fucile nella sua direzzione, lo allineo e...whoosh una scodata improvvisa e fugge nella direzione opposta.

“Zzo! Anche questa é persa!”
Ed invece con mia grande sorpresa l’altro della coppia, forse incuriosito smette di mangiare e nuota deciso nella mia direzione approssimativa, prende una rotta che lo porterá a passarmi davanti in diagonale, forse ad un metro o poco piú di distanza. Mantengo la posizione ma sono comunque positivo e per restare dove sono la mano sinistra deve fare perno su una sporgenza nella roccia. Le dita sono indolenzite e questa manovra mi causa un certo fastidioso dolorino, ma il muggine “Adesso sono sicuro é un muggine, sará si e no 450g...” ormai stá passando davanti alla punta dell’arpione e per un secondo che si dilata nel tempo nella mia mente i pensieri si accavallano.

“Sparo adesso?...brrr... ancora un pó? ... azz, le dita! ... ora sparo!”

Sbrrraaang!

Il colpo parte e il mio sguardo rimane sul muggine che sorpreso rimane immobile per un lungo istante, mi guarda con aria stupita. La freccia gli ha scalfito il dorso, appena avanti della dorsale. Ho il tempo di scorgere il bianco della carne ferita che contrasta col grigio del suo dorso e mentre ascolto lo sconsolante suono dell’asta che si poggia delicatamente sul fondale di roccia a fine corsa il tempo riprende la sua velocitá abituale ed in un attimo il muggine scompare dalla mia vista portandosi appresso il compagno di merenda...

“Ma porc...!!!”
“Come c@zzo ho fatto a padellarlo?”
“Non era cosí grosso ma si poteva pure prendere...”


Sconsolato e pensieroso recupero l’asta e penso che e un misto di fattori che mi ha fatto sbagliare. Il freddo che ha parzialmente limitato il controllo sulle mie proprie membra ma anche la mancanza di concentrazione e decisione al momento necessario.

“Devi essere piú assassino, concentrati solo sul pesce, non pensare troppo, spara quando te lo senti!”

Riarmo il fucile con grande difficoltá. Ho difficoltá a sentire la sagola sui polpastrelli e fare le due passate di sagola mi costa uno sforzo di concentrazione inusuale. Sono indeciso se caricare ma dopo un primo momento di dubbio mi decido comunque a farlo.

“Dopo tutto sei ancora in acqua e ci devi stare comunque almeno finche non sei a riva, quindi...”

Ora pinneggio piú energicamente, voglio tornare a riva e poi una bella doccia calda...durante il traggitto peró l’istinto riprende il sopravvento ancora due volte.

La prima quando dietro unso scoglio vedo un’oratina che staziona a mezz’acqua, tento un altro agguato e riesco a portarla a tiro a circa due metri da me, ma mentre cerco di misurarla mentalmente (Orate ne ho viste poche in vita mia, prese mai) perdo l’attimo e questa si da alla fuga. Mi consolo pensando che fosse troppo piccola comunque per valerne la pena.
La seconda volta quando ormai sono in dirittura d’arrivo ed incrocio un branco di saraghi maggiori, dei quali un paio paiono essere decenti. Questa volta sono deciso a non perdere l’attimo e poi tanto penso tra me e me che “devo scaricare il fucile...” Mi immergo e mi avvicino rasente il fondo, ho visto il branco che sostava dietro ad una lunga roccia che emerge dal fondale di circa 70cm, uso questo muretto naturale come copertura fino ad essere vicinissimo, mi affaccio lentissimamente con l’arbalete al mio fianco, leggermente puntato davanti a me... É un attimo, la luce é ormai calante e vedo soltanto una serie di specchiate che si accendono e si spengono ad intermittenza a seconda dell’inclinazione dei pesci rispetto alla mia posizione... sparo d’istinto praticamente senza rendemene conto senza neanche aver disteso il braccio.

“Stavolta ho fatto centro... evvai!”

La gioia é ancora una volta di breve durata, neanche il tempo di tornare a galla che mi rendo conto che in sagola, colpito alla perfezione giusto dietro alle branchie é finito un patetico esemplare che sará si e no 150g. La delusione é cocente, nella foga di sparare e colpire sta volta non ho neanche mirato all’esemplare giusto! Come mi vergogno!
Riavvolgo il mulinello e reinserisco l’asta, questa volta senza piú caricare, tanto ormai sono quasi a riva.
Sono tentato di lasciare il sarago lí, ma poi penso che almeno la sua morte potrá servire a qualcosa insaporendo un pó la cena dei miei gatti e finisce nel retino.

Esco tremante e grato per la totale assenza di esseri umani sulla spiaggia e lungo i pochi metri che mi separano da casa. Faccio finta di non sentire i benevoli sfottó di mio fratello che mi congratula per la grande cattura. Mia moglie mi rincuora dicendomi che i gatti apprezzeranno.

Sotto la doccia, con il freddo scorrono via anche i pensieri negativi, sono comunque felice. Ho trascorso due ore buone in mare facendo qualcosa che amo e rammento che sono solo un principiante. Le esperienze di oggi hanno comunque contribuito alla mia crescita e mi hanno insegnato alcune cose. Mi domando solo se le cose avrebbero potuto andare diversamente con una attrezzatura completa, senza freddo e con l’assetto giusto. Lascio scorrere via anche questi ultimi dubbi dicendomi che mi servirá tutto a migliorare per quando l’attrezzatura ce l’avró.

I giorni sucessivi mi vedono protagonista di altre 3 uscite in altri posti che conosco sempre non lontano da casa, una a mezza mattinata e due di pomeriggio, in tutti i casi la mia permanenza in acqua si riduce ad un massimo di una ora e mezza, tanto l’altra volta ho capito che dopo questo limite inizio a soffrire troppo il freddo per riuscire ad essere efficace.
Le uscite si concludono tutte con dei cappotti, una perché proprio non vedo nulla degno di essere preso e le altre due perché riesco a padellare di tutto: Un paio di salpe da porzione (sono uno di quelli che non le disdegna a patto di pulirle subito) un altro cefalo di dimensioni paragonabili a quelle del primo giorno, una bella marmora e almeno 3 maggiori stimati sui 250/300g.
Tecnicamente parlando non sono dei veri e propri cappotti perché esco con un totale, sui tre giorni, di tre polpi e due seppie ma per me sono cappotti eccome, queste non erano le prede che cercavo e per la veritá ne ho prese tante in vita mia che una volta viste la cattura non é mai fuori discussione.

Almeno ci escono un buon sugo per la pasta e una insalatina come contorno, mia moglie non riesce a capire la mia delusione ma io la capisco benissimo eccome!

“Non devo solo sfamarmi (si fa per dire), sono alla ricerca di qualche cattura che mia dia anche una soddisfazione sportiva..”

Lunedi 5 Ottobre riesco a tornare in acqua, é una decisione dell’ultimo momento perché sono stato occupato per la maggior parte del giorno cosí verso le 16:30 decido di rifare visita allo scoglio Y della prima uscita nella speranza di aver migliore fortuna questa volta.
La visibilitá é notevolmente migliorata mentre purtroppo constato che la temperatura dell’acqua sta inesorabilmente calando e con questa temo i miei tempi di permanenza trai flutti.
Per massimizare il tempo a mia disposizione decido di tralasciare la prima parte del percorso e mi dirigo direttamente verso il braccio destro della Y descritto prima.
Quí le mie strategie preferite sono due: fare lo strusciapanza estremo (trai 100 e i 40 cm d’acqua) con la massima silenziositá possibile ed affacciarmi poi direttamente sopra la conca avendo una posizione vantaggiosa per vedere sotto di me e cogliere eventuali pesci presenti di sorpresa oppure infilarmi nel sottile canale scavato nella roccia per affacciarmi anche in questo caso sulla conca ma un buon metro e mezzo piu a fondo.

Il vantaggio della prima scelta é che la visuale durante il traggitto é molto migliore e mi permette di tenere d’occio una superficie piú vasta rendendo possibile allo stesso tempo uno spostamento del fucile in qualsiasi direzione nell’eventualitá di un avvistamento interessante, d’altro canto mi rende anche facilmente individuabile da qualsiasi pesce nelle vicinanze e richiede quindi movimenti lentissimi a sola forza di braccio intervallati da pause di attesa.

La seconda soluzione invece offre uno spazio molto ristretto e certamente insuficiente per effettuare un brandeggio laterale del fucile qualora ce ne fosse bisogno, ma in cambio consente una copertura praticamente totale in tutte le direzioni e mi permette di arrivare sulla conca senza essere percepito.

In questa occasione opto per la seconda tattica con l’intenzione di preservare il piú ossigeno possibile durante lo spostamento e di effettuare un aspetto dinamico al limite del corridoio nell’eventualitá di non aver trovato nessuna preda a tiro al momento di affacciarmi.
Mi ventilo bene e scendo, tengo il Geronimo puntato davanti a me pronto a premere il grilletto in qualsiasi istante, mi muovo al rallentatore senza pinneggiare fino ad arrivare all’uscita del corridoio. Una volta giunto a destinazione arretro il braccio destro e dispongo il fucile al mio fianco mentre lentamente sporgo il capo e faccio una panoramica sulla conca...
Niente di interessante! I soliti micro-saraghi, donzelle e un paio di piccoli labridi che dalle mie parti chiamiamo verdoni. Sto giá per arretrare per riemergere mantenendo comunque una copertura che ecco che dalla sinistra, cioé dalla direzione della riva si avvicina un grosso branco di salpe che si muovono tutte all’unisono come legate da un sottile filo invisibile che ne comanda i movimenti.

“Il fiato é ancora abbondante, resta dove sei e prova a terminare l’aspetto come ti eri prefissato”

“Ma si dai proviamoci, non sono grosse ma é un ottimo bersaglio per fare pratica e poi alla peggio faccio contenti i gatti..”

Le salpe nuotano nella mia direzione ma a circa tre metri compiono una virata che le porta sfilare davanti a me verso la destra, sono tentato di provare il tiro lungo ma non ci credo fino in fondo, cosí invece decido per un richiamo gutturale come soluzione altrettanto avventurosa.

“Funziona! Ma guarda un pó!...”

Un paio di esemplari che viaggiavano in coda al gruppo, incuriositi si fermano e deviano leggermente verso di me con fare cauto...

“Quella a destra é un pó piú grossa, mira a quella! ... eccola che si avvicina... ti ha visto! ... spara ora, stá per filarsela! ...”

Sbrraaang....

Gli ho sparato di muso e l’asta la prende alla perfezione di tre quarti mentre si girava entrando poco sopra la pettorale destra giusto dietro l’opercolo e uscendo con una leggera inclinazione verso l’alto a metá corpo dal lato sinistro.
Cerca una disperata fuga ma inutilmente, é finita in sagola ed il peso dell’asta che si stá adagiando sul fondo tende il filo che le trapassa il corpo costringendo la sua nuotata a divenire una serie di cerchi concentrici sempre piú stretti.
Mi fiondo fuori dal mio nascondiglio e la afferro per evitare che sbattendo metta in allerta tutti i pesci del circondario.

“Alex sei proprio una merd@! ... guarda a cosa hai sparato, ma ti sembra questa la soddisfazione sportiva di cui parlavi?...”
“Ma dai, non é certo una gran preda é vero... ma il colpo é stato perfetto... due metri e mezzo di distanza su un bersaglio piccolo... e poi la prima preda all’aspetto!...”
“vabbé preda mi sembra ecessivo... siamo sicuri poi che questo possa essere definito un aspetto?...”


Comunque sia la salpa finiscse nel retino, mi sposto avanti oltre il braccio sinistro della Y e ricarico, mi forzo di concentrarmi sulla prosssima mossa piuttosto che sulla validitá o meno della prima cattura di giornata. Avanzo di una ventina di metri e tento alcuni aspetti tra le roccie a fungo che avevo precedentemente descritto.
Per circa quindici minuti non ottengo alcunché, gira veramente poca roba...poi al quinto o sesto tentativo vedo alcuni saraghetti che devono aver notato la mia presenza ma che molto guardinghi sembrano conoscere la gittata del mio fucile e fanno avanti e indietro proprio al limite di quest’ultima.

“Sono veramente piccoli forse poco piú di quello che hai preso l’altra volta... non vorrai mica sputtanarti di nuovo? ... mha, sai che ti dico? Anche la salpetta non é sto granché, e poi i miei gatti sono tre, se proprio devono mangiare pesce che almeno ce ne sia per tutti... e poi, voglio proprio vedere fin dove riesco a prenderci con questo fucile, quella di prima sará mica stata un botta di culo?...

Cosí mi decido a provarci, prendo fiato e mi immergo sfruttando la copertura di uno dei “funghi”, mi acquatto al fondo sempre tenedomi con la sinistra e cerco di posizionarmi nel cono d’ombra offerto dalla roccia.
I saraghetti girano sempre sul filo dei 3 metri, forse un pó sotto. Cerco di attirare anche questi con un richiamo come ho fatto pocanzi ma funziona meno che con le salpe, adesso sono si e no a de metri e mezzo...

“C@zzo, si stanno giá girando!... ci vuoi provare di coda? ...hmmm... deciditi, ora o mai piú! ...

Sbrraaang...

Ho sparato a quello meno distante, credo fosse ancora a circa due metri e mezzo, certamente meno di tre.
Il colpo é leggermente dal basso verso l’alto entra poco sopra la pinna anale dal lato destro ed esce molto piú avanti dal sinistro.
La distanza é troppa per insagolarlo e il pesce si ferma sull’asta all’altezza del nodino dell’impiombatura. “mi sá che erano davvero tre metri stavolta...”

Il saraghetto non sbatte neanche un pó, scende a peso morto con l’asta e si adagia sul fondo inerme.
Recupero l’asta e mi rendo conto che é uscita dall’occhio sinistro asportandolo completamente.

“Tho! ho fatto uno spiedino di sarago... ci credo che non ha sbattuto! ...

Questa volta non ho cattivi pensieri per la taglia mini del pesce, lo sapevo al momento di sparare e penso alla festa che gli faranno i gatti...

“Bel tiro ... la preda é da non farsi vedere ma la mira stá iniziando a migliorare finalmente... allora forse non é culo...bersaglio ancora piú piccolo e distanza probabilmente maggiore...”

Maledico mentalmente le padelle clamorose dei giorni scorsi mentre ripongo il saraghetto a far compagnia alla salpa.
Decido che e ora di tornare, come al solito il mare si sta lentamente ingrossando e non voglio farmi beccare dal freddo quando sono ancora lontano, decido di fare un ultimo tentativo alla conca, piú ci penso e piú mi sembra il posto ideale per un aspetto.

“Questo aspetto comincia a piacermi” mi dico. “Certo per ora non sono certo le catture a renderlo interessante!”

Ma mi piace l’aspetto tecnico, é per me un modo di pescare tutto nuovo e mi stimola il processo di apprendimento e le riflessioni che ogni azione induce; ogni errore ed ogni successo, anche piccolo sono uno stimolo in piú per provare e riprovare... “riusciró a domare questa tecnica! ...e prima o poi...”

Arrivo in prossimitá della conca e decido di immergermi sulla verticale piuttosto che arrivarvi rasente il fondo.
Se in giro c’é qualcosa percepirá le mie vibrazioni ma ho un asso nella manica!
Lo scalino tra i sei metri della conca ed i quattro del resto del fondo é quasi verticale, quindi saró percepibile ai pesci per buona parte della discesa per poi praticamente scomparire dai loro radar...spero che questo li incuriosisca a sufficienza da venirmi a vedere piú da vicino... la decisione é presa.

Mi ventilo bene e con molta calma cercando di non dare peso ai primi brividini di freddo che incomincio a percepire.
Credo che questo sia l’ultimo punto nel quale poter tentare qualcosa degno di nota prima di arrivare in spiaggia e decido quindi di mettercela tutta quí. Sono convinto che l’idea é giusta, spero in un pó di fortuna e che ci sia un predatore in giro.

Mentre scendo lentamente ho un flash mentale, una singola immagine che devo aver visto in un qualche video di pesca... ”Spigola!” La vedo avvicinarsi maestosa ed aggressiva di muso, “vicina...sempre piú vicina...fino a che...”

Sono sul fondo, quí sui sei metri scarsi, grazie ai due kg in cintura e l’assenza di muta mi sento piú negativo; é un bene ma allo stesso tempo l’acqua in prossimitá con l’orlo della conca é di colpo anche molto piú fredda...

“brrrrr .... zzo, si gela! ... Non ti lagnare, un ultimo sforzo, concentrati! ...”

Tengo il fucile lungo la linea del fondale e mi affaccio appena oltre l’orlo per vedere se la mia idea ha funzionato...
non vedo niente, giro lentamente la testa a destra e a sinistra, poi dal largo si materializza un’ombra...é grigia, e piccola...concentro lo sguardo...

“É lei! Non é grossa ma é lei ... mi stá puntando! ...ha funzionato...”

Mi sono dimenticato all’istante del freddo, l’adrenalina é immediatamente in circolo e acutizza tutti i sensi, ancora una volta come sempre in questi casi il tempo si dilata e tutto succede al rallentatore.
I pensieri tornano a turbinare...

“Ora stai calmo ... una sola possibilitá, non sbagliarla! ... cinque metri ... devo puntare il fucile! ... ma se ti sgama? ...quattro metri ...non tendere il braccio ora, devi essere tu ad arretrare ... tre metri ...”

Senza quasi rendermene conto in maniera cosciente mi abbasso lentissimamente fino a che lei sparisce dal mio campo visivo, facendo perno col braccio sinistro arretro quel mezzo metro che mi basta ad impugnare correttamente il fucile e tendere il braccio, adesso stó mirando al bordo della conca dove prevedo che lei apparirá, io non la vedo ma mi sento che stá venendo,... lei non mi mi vede ma so che la curiositá la spinge a cercarmi...

“Ancora un attimo e ci siamo ... hai il braccio ben teso? ... ora ci siamo ... ma dove stá? Dovrebbe essere quí ormai ...quanti secondi sono passati? Due? ...venti? ...e se mi ha fregato? ...no, viene, viene! ...”

Poi, come un fantasma che si materializza dalla nebbia eccola che appare.
Non é dove me la aspettavo ma circa a mezzo metro alla sinistra della mia linea di mira.
Mi ha individuato e arresta la sua corsa proprio al limite della conca...

“muovo il fucile? ...No! se scompare oltre l’orlo non la vedi piú ... aspetta...”

Lei mi ha individuato ma non ha capito cosa sono, é a circa un metro e mezzo da me e piano piano si gira verso la sua sinistra per fissarmi con il suo occhio destro...
Ho un nodo allo stomaco, so che é sempre meglio spararle di muso ma non oso muovermi, lei é ancora curiosa, lo sento, stá nuotando nella direzione giusta...

“Dai, ancora qualche centimetro ... Alex, non ti muovere ... ci siamo quasi ...”

Sbrrraaang...

Il colpo parte... e lo vedo andare a segno. Lei scompare. Io lascio la presa sull’impugnatura e prendo il fucile per la testata, la sinistra é ora sulla sagola e col ginocchio mi spingo contro il fondo per iniziare a risalire...

“Presa!!!”
“Questa volta niente padella ... stasera mangio pesce!”


La spigoletta si dibatte per liberarsi dal filo di nylon che le attraversa il corpo, si dimena furiosamente per un pesce della sua taglia ma questa volta non puó andare da nessuna parte; posso vedere che la tenuta della sagola é solida. L’acciaio é entrato dal basso proprio tra la pettorale destra e l’opercolo branchiale ed é uscito con un inclinazione di circa 45° sopra la branchia sinistra. Seguo la sagola con la mano fino a prenderla e finalmente bloccarla.
La stringo in mano e la ammiro...

“É proprio un bellissimo pesce... e stasera verdemmo anche quanto é buono...”

Non é grossa intendiamoci, ma e certamente una porzione decente e poi é la mia prima spigola in acqua libera.
Anni fá, da ragazzino ne avevo prese giá altre due di dimensioni simili ma in entrambi i casi avevo avuto la fortuna di vederle rifugiarsi in tana e per la veritá non c’era stata storia...ma questa, é venuta a vedermi di sua iniziativa ed é il terzo centro su altrettanti tiri all’aspetto che ho fatto oggi... Sono felice come un bambino a natale.
Metto fine alle sue sofferenze col coltello prima ancora di estrarla dall’asta e me la rigiro in mano alcune volte prima di metterla a retino.

Recupero la sagola e mi avvio pedalando a tutto gas verso riva... “vediamo se fratellino sfotte anche oggi...”
Per tutto il percorso tengo la mano sinistra sul retino per sentire la sua presenza all’interno, “se la perdo mi sparo!”

Una volta a casa non bado piú al freddo e ci scappano le foto di rito, questa pescata non me la voglio proprio dimenticare mai...






Venerdí 9, dopo alcuni giorni interamente dedicati al lavoro mi si ripresenta l’occasione di andare a pesca.
Il mare é un pó mosso con onde lunge che si infrangono sugli scogli della costa.
Il mio primo pensiero é che le spigole devono essere a caccia in queste condizioni e decido quindi per una battuta improntata sull’agguato nel bassofondo.
Penso di portare con me il mio vecchio Cyrano 97 originale ma alla fine, andando contro ad ogni logica decido comunque per l’arbalete dicendomi che voglio impratichirmi ulteriormente con la mia arma piú recente.

Mi reco su una caletta che conosco bene perché antistante la casa di un mio carissimo amico.
Le scogliere che la delimitano si allungano perperdicolarmente alla costa per circa 100 metri dalla riva e continuano il loro percorso subacqueo per circa altri 50 metri fino a scomparire gradualmente su un fondale di sabbia posto a circa 5 metri di profonditá. Queste hanno una funzione di frangiflutti naturale il che fa si che all’interno della cala le condizioni dell’acqua siano sempre relativamente piú calme rispetto al resto della costa circostante. Il fondale che da un lato all’altro della cala é di circa 200 metri di diametro é caratterizato da altre due striscie di roccia che si sviluppano perpendicolarmente alla costa ma che a differenza delle prime compiono l’intero percorso rimanendo al di sotto della superficie. É interessante notare come queste due strisce di roccia large all’incirca 20 metri ciascuna abbiano un movimento ondulante lungo tutto il loro percorso facendo quindi in modo che la batimetria sia un continuo sali-scendi che varia tra i 3 metri ed il metro di profonditá. Affrontandole dalla riva verso il largo si ha quindi la possibilitá di usufruire di una serie consecutiva di gradini che offrono un’ottima copertura durante gli spostamenti.
Per completare il quadro la spiaggietta é caratterizata da una sorta di stagnetto stagionale praticamente secco nei mesi piú caldi ma che si riempie durante quelli piú freddi per il confluirvi delle acque piovane dell’immediato entroterra. Quest’acqua dolce filtrata dalla sabbia della riva va a finire in mare, cosa che si nota dal colore brunastro che viene conferito al bagnasciuga quando questo avviene e che ovviamente mi fá pensare ancora di piú ad un ambiente nel quale spigole e cefali si troveranno a meraviglia.

Inizio la battuta verso le 15:30, la temperatura dell’acqua é bassa e subito penso che non potró restarvi per piú di un’ora, quindi mi avvio subito verso la lingua sommersa di destra, con l’intenzione di gradualmente guadagnare il largo effettuando una serie di agguati complice la protezione del particolare andamento del fondo.
Come sospettavo noto che c’é un buon movimento di piccola mangianza, sopratutto gruppi di piccoli cefali e le immancabili salpe, tutti attratti dalla grande quantitá di alghe e nutrienti vari che le onde continue contribuiscono a strappare dalle roccie. Noto peró anche che le onde e la corrente sono piú forti di quanto sembrasse da riva...

“Non sará facile riuscire a sfruttare bene il fondo leggero come sono...”

Ed infatti ai primi tentativi mi rendo subito conto che la forza delle onde che giungono dal largo é un fattore destabilizante. Come queste arrivano in prossimitá degli scogli, per via del fondale che di colpo si innalza creano una forte risacca ritmata che mi rende veramente difficile mantenere una posizione stabile ed ancora di piú tenere una linea di mira costante con il fucile...

“Cavolo! Mi sá che ho fatto una fesseria a prendere il Geronimo anzi che il Cyrano...”

Ma ormai é tardi per recriminare e mi impongo di continuare cercando di mantenere alta la concentrazione, dopotutto le condizioni sembrano giuste e non i resta che fare di necessitá virtú...
Saranno passati si e no 15 minuti da quando sono entrato che la mia attenzione viene attirata da una serie di specchiate argentee tre gradini piú avanti, la visibilitá é a questo punto di circa 7 metri nonostante i marosi in aumento e mi decido quindi ad effettuare un apporccio non troppo diretto.
Nuoto alla mia destra per giungere al limite della striscia di roccia. Una volta quí mi ventilo adeguatamente e avanzo a filo di sabbia tenendo la parete rocciosa alla mia sinistra. Ogni tre metri circa dó uno sguardo a sinistra in corrispondenza dell’avvallamento nella roccia per vedere se ci sono ospiti graditi, le prime due volte non vedo nulla poi quando arrivo al terzo avvallamento smetto di nuotare, mi aggancio con la sinistra ad uno sperone nella roccia e mi affaccio delicatamente con il fucile puntato guardando nella direzione nella quale avevo visto le specchiate poco fá...
Non vedo niente entro i limiti della visibilitá e decido di mantenere la posizione fino a che il fiato regge.
Dopo circa 20 secondi inizio a sentire fame d’aria e decido di risalire. Per non allarmare oltremisura eventuali bersagli, mi spingo indietro con la sinistra e inizio a risalire molto gradualmente nuotando verso destra, parallelamente alla costa in direzione degli scogli che delimitano la cala.
Riemergo a circa 10 metri dal punto di partenza e una volta in superficie inizio a recuperare fiato mentre decido sul da farsi.
Decido infine di riavvicinarmi ma un gradino piú avanti rispetto a quello dove ho intravisto quelli che credo essere cefali contando col fatto che nel frattempo si siano comunque spostati e sperando che lo abbiano fatto verso il largo piuttosto che verso riva.

Una volta giunto a filo con le roccie mi sento pronto e mi immergo di nuovo. Non vedo niente nella parte di avvallamento che riesco a distinguere cosí mi spingo con un paio di pinneggiate ed arrivato a circa metá del percorso continuo ad avanzare usando solo la mano sinistra.
É veramente difficile rimanere al coperto, due grosse onde consecutive mi sbattachhiano di quá e di lá e finisco per urtare la roccia con il mio gomito sinistro ma nonostante tutto riesco in qualche modo a restare dentro il canale e arrivare sul punto nel quale questo si affaccia nuovamente sulla sabbia.
Dinnanzi a me non c’é niente, guardo verso destra, cioe verso il largo e ancora nulla, poi a sinistra...ma ancora una volta non scorgo niente.

I 30 centimetri piú superficiali sono adesso completamente bianchi a causa delle continue onde che si rompono in questo punto e la visibilitá nel primo metro d’acqua é fortemente compromessa dalle migliaia di bollicine d’aria che turbinano come matte prima di risalire in superficie.
Nella foga di portare a tiro i pesci avvistati mi rendo conto di non aver preparato a dovere il tuffo e le mie riserve d’aria stanno arrivando al limite...

“Devi risalire adesso ... si ma cosí qualunque cosa ci sia in giro mi vedrá e tutto questo avvicinamento sara servito a niente ... Vabbé, preferisci schiattare quí? ...”

Cosí lascio la presa con la sinistra e dopo pochi secondi sono in superficie con il corpo allineato quasi perpendicolarmente alla riva. Non ho neanche il tempo di espellere l’acqua dal boccaglio e tirare a fondo il primo respiro che mi sento tirare indietro da una forza sovraumana...

“Eccola che arriva! La prossima onda!”

In un istante mi rendo conto di non avere nessun appiglio sicuro al quale reggermi e fra un attimo il risucchio dell’onda si tramuterá in una spinta devastante in avanti che mi scaglierá inesorabilmente sulla parete verticale del gradino dinnazi a me...

“Zzo, stavolta lo scoglio lo bacio in pieno...”

Agisco puramente d’istinto e anzi che cercare di opporre resistenza assecondo la forza bruta dell’onda, tiro indentro la pancia e mi lascio andare.
Lo scoglio mi sfreccia davanti agli occhi e a non piú di qualche centimetro dal ventre e di colpo mi ritrovo oltre nell’avvalamento sucessivo.
Per due lunghi secondi é come sentirsi dentro una lavatrice industriale, allargo le braccia sia per contrastare il turbinio dell’acqua che girando su se stessa rischia di farmi avvitare lungo il mio asse, sia per ammortizzare un eventuale impatto con la roccia.
La visibilitá per un momento é pari a zero, bianco tutt’attorno e non distinguo neanche la mia mano. Poi sono nuovamente in superficie e gradualmete la visibiliá comincia a ristabilirsi dal basso verso l’alto...

“Per un pelo! Meno male che...”

Non faccio in tempo a terminare il pensiero che dalla schiuma schizzano fuori a tutta velocitá cinque o sei bei cefali che si muovono dalla mia destra alla mia sinistra passando a non piú di 30 centimetri dalla punta dell’asta...

Sbrrraaang ...

Il colpo é partito senza che io me ne rendessi neanche conto, la parte cosciente di me stava ancora interpretando quelle freccie argentate che mi sono passate davanti e prima ancora di aver capito che si trattava di cefali mi ritrovo a stringere nella destra l’arbalete ormai privo di asta...

Asta che a questo punto giá non vedo piú, si é persa nella schiuma che non mi consente ancora di vedere a piú di due metri davanti a me.
Vedo pero chiaramente un bel esemplare di cefalo immobile davanti ai mie occhi, lentamente si avvita su se stesso e per la prima e certamente anche ultima volta nella sua esistenza mostra il suo bianco ventre al sole.

“Fulminato!”

Non si muove, forse ci prova ma non ci riesce; l’asta a giudicare da dove é entrata deve avergli tranciato di netto la colonna vertebrale.
L’unica difficoltá nel recupero stá nel fatto che le continue onde causano al nylon di andare avanti e indietro senza sosta facendolo impigliare un paio di volte nelle roccie vicine a dove l’asta si é andata a poggiare a fine corsa.
Pongo velocemente fine alle sua sofferenze e lo tengo in mano per un pó, me lo guardo bene ed assaporo il gusto della cattura appena conclusa...

“Che gran botta di culo che hai avuto Alex! ... vero, ma anche riflessi niente male, non sminuirla, questa é una preda decente...”

Decido infine di riavviarmi a riva, il mare si sta ingrossando troppo per continuare con l’attrezzatura che ho, o meglio che non ho ...ma ricarico comunque il fucile per non farmi trovare impreparato qualora la dea bendata sia in vena di regali quest’oggi...

Purtroppo durante il percorso perdo l’occasione di raddoppiare il bottino.
Effettuo un agguato dietro uno degli ultimi scalini prima di arrivare a riva e manco a farlo apposta mi trovo dinnanzi una bella spigola, certamente piú grossa dell’ultima presa qualche giorno prima che con fare solito mi punta di muso...
Mi immobilizzo agganciandomi ancora una volta ad una crepa nella roccia con la sinistra e attendo che venga a tiro...

“Eccola che arriva ... aspetta ancora un pó! ... aspetta! ... aspetta! ...”

Lei é ormai al limite massimo della mia gittata utile e per un attimo penso di far partire il colpo, ma dal suo fare percepisco che si avvicinerá ancora e decido per un attimo di attesa in piú.

“ancora mezzo metro e poi sparo! ... trenta centimetri ...”

Poi il fattaccio.
Ancora una volta una grossa onda mi giunge alle spalle ma io ero tanto concentrato sul pesce che non mi sono accorto abbastanza velocemente dei segni premonitori e nonostante questa volta mi tenga solidamente con la sinistra la forza della massa d’acqua solleva le mie pinne come una vela che si gonfia al vento e con esse tutta la parte inferiore del mio corpo.
É questione di un istante, lei di colpo mi vede compiere questo movimento scomposto ed io faccio solo in tempo a scorgere come rizza la sua prima dorsale in segno di allerta prima che faccia dietrofront e scompaia da dove era venuta. Io non posso farci nulla, neanche tentare il colpo disperato di coda visto che il movimento mi ha fatto mettere furi asse anche il fucile...

“Nooooo!!! ... ma porca .... no,no,no,no!!! ...”

La delusione é cocente e le imprecazioni si sprecano, ma é andata cosí.
Provo ancora un paio di aspetti nei metri circostanti ma questi non portano a nulla e non la vedo piú.
Decido che é ora di uscire e in maniera automatica porto la sinistra al retino come per volermi assicurare che il muggine ci sia ancora e che almeno ho salvato il cappotto anche oggi...ricordino di giornata, un bel taglio sul gomito sinistro del quale non mi ero accorto fino al momento di uscire.

Il rientro a casa é animato da visioni del suo muso che mi agitano nel profondo, “questa spigola non la scorderó per un pezzo” penso tra me e me...

Giunto a casa pulisco l’attrezzatura e mi cimento nelle foto di rito con un misto di soddisfazione per la cattura comunque ottenuta con l’unico colpo sparato in 40 minuti di mare e la frustrazione per non aver saputo approfittare di una ghiotta occasione.

“Avresti dovuto sparare appena era a tiro ... si, lo só ma ero cosí spaventato di padellarla ... e poi si stava ancora avvicinando hai visto? ... Giá ma poi l’onda ... a volte le occasioni durano solo un attimo!”
Mi riprometto di ricordarmene alla prossima occasione e mi consolo con una buona porzione di buon muggine a cena.





Il giorno seguente, Sabato 10 non ho nessun impegno e quindi é deciso sin dal mattino che mi dedicheró ad una pescata pomeridiana.
Questa purtroppo si rivelerá essere l’ultima della stagione in quanto a partire dal giorno dopo le condizioni climatiche cambiano nettamente e alcuni giorni di pioggia contribuiranno a far calare le temperature in modo troppo drastico affinché io possa avventurarmi in acqua con solo la mia pelle indosso.

Comunque, verso le 3 del pomeriggio mi chiama l’amico davanti alla cui casa ho pescato il giorno prima e mi informa del suo imminente arrivo dalla Toscana dove studia.
É un pó che non lo vedo e sono contento ci si possa incontrare, cosí decido di recarmi a casa sua ma preventivamente carico l’attrezzatura in macchina visto che l’idea di pescare non mi é certo passata.

Dopo i soliti convenevoli il mio amico tira fuori dalla sua macchina due canne da pesca e mi propone di andare sugli scogli per una pescatina insieme. Io (che con la canna non ho mai pescato e non me ne interesso) declino gentilmente ma gli faccio capire che la mia intenzione era di pescare in un altro modo...

Lui, resosi conto della mia esigua protezione termica e della povertá della mia attrezzatura, prima mi dal del matto e poi mi sfida!
É convinto che riuscirá a prendere piú pesce di me.
Ribatto che possibilmente ci riuscirá ma che se invece vinco io mi dovrá pagare da bere per tutta la serata.
Ci stringiamo la mano e si parte.
Lui si dirige verso gli scogli che delimitano il lato destro della cala davanti a casa sua mentre io vado piú in lá su una piccola caletta situata grossomodo a metá strada fra quella dove ho pescato il giorno prima e quella della prima spigola.

La caletta é in effetti situata all’estremitá di una spiaggia piuttosto lunga che in estate é frequentatissima a tutte le ore visto che vi si puó arrivare in macchina e per la presenza di servizi, alberghi e bar vari nell’immediato sottocosta.
La situazione é ovviamente diversa ad Ottobre e la conformazione del fondale che anche in questo caso conosco praticamente a memoria mi sembra propizia per una battuta di pesca.
Le condizioni meteomarine non sono eccezionali col cielo plumbeo il mare increspato da un bel vento di scirocco, condizioni che peró spero essere favorevoli per la circolazione di pesci sul particolare fondale che mi accingo ad esplorare.

La caletta é infatti delimitata alla sua destra da una bassa scogliera che si estende in mare per non piú di 50 metri dove il fondo ha una profonditá massima di tre metri, mentre sulla sinistra é delimitata da una scogliera che scende praticamente a picco sul mare e si estende verso il largo per circa 250 metri.
La distanza massima tra le due formazioni rocciose e di approssivamente 80 metri. Quel che rende interessante a mio avviso questo posto é la conformazione del fondale all’interno di quest’area.
Il fondo é infatti sabbioso e arriva al massimo a cinque metri di profonditá, ma la sua monotonia viene spezzata da circa una dozzina di sommi rocciosi che spuntano dal fondo e salgono con gradienti variabili sin qualsi alla superficie. La maggior parte di questi rilievi si ferma a circa un metro o un metro e mezzo sotto il livello dell’acqua creando dei pianori sommersi, quasi delle mini secche, di superficie variabile, dove ho spesse volte visto circolare grossi cefali e qualche spigola che amano sfruttare la poca acqua per schizzare tra gli speroni di roccia e spesso andare a infilarsi in punti praticamente irraggiungibili per un pesca sub.
Solo gli ultimi tre sommi piú al largo rompono la superficie anche se per non piú di un metro ma contribuscono con la loro presenza a creare una sorta di barriera naturale che rompe le onde molto prima dell loro arrivo a riva e nelle giornate di mare mosso creano una quantitá di rumore e vibbrazioni sufficienti a coprire quelle di un pescatore un pó maldestro o male attrezzato. Ideale per me in queste circostanze quindi!

Sono in acqua verso le 16:45; la temperatura negli ultimi giorni é scesa parecchio e inizialmente il respiro é affannoso, ma basta pensare alla sfida lanciatami dal mio amico per dimenticare il tutto e trovare la giusta concentrazione.

Appena la testa é sott’acqua sono sorpreso da quello che vedo... o meglio non vedo! In superficie c’é una sorta di sospensione giallo brunastra che non ho mai visto prima, non riesco a distinguere particelle individuali di alcun tipo, piuttosto l’effetto ottico é quello simile al termoclino nel senso che chiaramente la densitá dell’acqua nei primi 50 cm é diversa dal resto ma molto piú marcata di quella che ho riscontrato altre volte.
In breve, nuotando in superficie e come essere avvolti completamente da una nebbia fittissima che non mi consente neanche di vedere chiaramente la mia mano se distendo il braccio.

“Ma cosa...!? Sono diventato miope di colpo?... non ci credo...”

In effetti credo che é cosí che qualcuno affetto da una miopia grave vede il mondo senza occhiali o lenti; tutto ombre e contorni sfuocati, con una bassissima percezione delle distanze.

Mi rianimo appena effettuo il primo tuffo e mi rendo conto che al disotto del primo mezzo metro la visibilitá é addirittura ottima e tutto sembra come al solito eccezzion fatta per il fatto che tutto il mondo circostante é illuminato in una curiosa luce arancione.

“Vorrá dire che oggi l’agguato dalla superficie non sipuó fare” penso e al contempo spero che sia un fenomeno circoscritto alla riva perché mi causerebbe seri problemi a tentare delle catture sulle mini secche che ho descritto.

Mi alontano un poco e provo a riscendere...stessa cosa!
Ma non sono demoralizzato, anzi! Ci ho azzeccato con la scelta del punto di immersione visto che é chiaro fin da subito che oggi il pesce gira, mi sono bastati i primi due tuffi per vedere un banco di bei cefali, un enorme banco di salpe, alcuni saraghi maggiori e addiritura tre oratine anche se sottomisura. Tutto questo a meno di cinque metri dal bagnasciuga!

“Diamoci da fare allora!”

Il mio piano era di agguattare potenziali prede nel metro o poco piú d’acqua che si trova in cima ai sommi, ma viste le particolari condizioni decido invece di tentare un misto di agguati e brevi aspetti alla base dei sommi stessi, ad una profonditá massima di cinque metri e vedere come vá.

Al primo tentativo si avvicina il grosso banco di salpe visto in precedenza, sembrano calme e nuotano lentamente...riesco a far venire a tiro un grosso esemplare e senza neanche pensarci scocco il tiro...

“Beccata!”

Purtroppo l’ho colpita bassa e dopo circa tre secondi e alcuni strattoni devo assistere mio malgrado all’asta che lascia la presa e cade verso il fondo mentre il salpone si dilegua tra le roccie affioranti lasciandosi dietro una scia di interiora e alghe macinate... mi dispiacio per lei perché sará morte certa, ma una morte lenta e immagino sofferta.

“Complimenti Alex, cominciamo bene! ... questa era grossa ...”

Dopo aver ricaricato il fucile mi dirigo verso un altro scoglio, dubito fortemente che qualcosa si faccia vedere per un pó dove ho appena sparato.
Raggiungo la mia destinazione ma sono frustrato da una serie di tuffi che non portano a niente, non solo non riesco a portare a tiro una preda che si possa definire tale ma rimango a zero anche per quanto riguarda gli avvistamenti.

Decido quindi ci avanzare lentamente di una cinquantina di metri in modo da mettere tra me e la zona dove ero stato finora un pó di distanza, nella speranza che il trambusto che devo aver senz’altro causato non abbia fatto fuggire tutti i pesci del circondario...

Arrivo su uno dei sommi piú grandi, la superficie é molto regolare e quasi piatta ad eccezione di un cespuglio di posidonia e alcuni speroni che spuntano verticalmente attorno al margine.
Anche quí in superficie la visibilitá é praticamente zero per cui mi trovo a dare una sbirciatina al pianoro a circa un metro di profonditá laddove l’acqua é quasi completamente cristallina...

Di primo acchitto non noto niente di interessante, poi davanti a me, leggermente a sinistra noto una coppia di grossi cefali che compaiono da dietro la posidonia.
Sono belli, certamente piú grossi di quello preso ieri ma sembrano essere nervosi perché continuano a nuotare in modo frenetico sempre restando sul sommo e cambiando costantemente direzione e velocitá...solo in un secondo momento noto che sembrano essere seguiti da un corposo banco di altri cefali ma tutti molto piú piccoli dei primi che si muovono in modo altrettanto frenetico e seguono praticamente lo stesso percorso dei due esemplari piú grandi che li precedono.
Il punto nel quale mi trovo non é favorevole in quanto troppo scoperto, decido quindi di aggirare il sommo verso la mia sinistra e cercare un appostamento favorevole dietro ad un sperone che arriva a soli pochi centimetri dalla superficie.
Il punto é favorevole perché mi pemette di stare coperto mentre recupero fiato in superficie e la corrente é adesso perfettamente frontale alla mia posizione.

Una volta ventilato mi immerrgo di quel tanto che basta a vedere oltre il mio naso e immadiatamente constato che i cefali sono sempre li, a girare in tondo al centro del piano.
Purtropo sono al di fuori della mia portata e dopo aver speso i primi 20 secondi attendendo inutilmente che mi si avvicinino decido di provare con dei richiami.
Anche questo tentativo peró si risolve con un nulla di fatto, i pesci sembrano ignorarmi completamente, direi addirittura che non sono minimamente incuriositi da me.
Durante tutto il processo devo sprecare preziose energie aper mantenere una posizione stabile costretto come sono a contrastare il continuo moto ondoso che seppur non estremo mi costa lavoro supplementare in virtú del mio assetto totalmente inadeguato. Cosí la mia apnea dura al massimo un minuto o poco piú e riprovo la stessa manovra altre quattro volte con risultati altrettanto falimentari.

Alla fine mi rendo conto che questo approcio non mi porterá a nulla e decido di provare il tiro lungo, veramente al limite della portata del Geronimo. Mi apposto ancora una volta e attendo il momento opportuno...

“Eccoli lí ... non ancora ... non ancora ... ecco ora che stanno girando verso questo lato ... il primo o il secondo? ...primo o secondo? ...il secondo!!! ...Ora!”

Sbrraaang...

Il tiro parte nella direzione giusta e punta diritto verso il secondo cefalo che mi stá mostrando il fianco di tre quarti, leggermente di muso ... ma prima che l’asta possa giungere sul bersaglio, la densitá dell’acqua e forza di gravitá hanno il soppravvento e il dardo ormai rallentato viene facilmente schivato dal cefalo che mi deride avvicinandosi adesso a me piú di quanto non lo abbia mai fatto durante gli ultimi quindici minuti!

“Stronzo! ... adesso vieni a vedermi huh? ... mannaggia a te...”

Cosí dicendo recupero l’asta la cui aletta fortunatamente non si incaglia da nessuna parte permettendomi il recupero senza lasciare la mia posizione e uscire completamente allo scoperto.
Sono nuvamente in superficie, inserisco l’asta e faccio le passate di sagola, infine carico gli elastici con la testa rivolta sempre nella direzione del piano.

Mentre tendo gli elastici mi scapa un grugnito; caricare l’arbalete a pelle é certamente fattibile ma non particolarmente piacevole, sopratutto dopo averlo fatto diverse volte di seguito nell’arco di due giorni e gli addominali cominciano ad indolenzirsi...

Come mia abitudine seguo con lo sguardo tutto il percorso dell’ogiva fino ad assicurarmi che questa sia ben agganciata alla seconda tacca, non mi piacerebbe lasciar andare e ritrovarmi con un pezzo mancante su un qualche dito... terminata l’operazione rialzo lo sguardo e...

“!!! ...”

Nella fitta nebbia che mi si para davanti, a pelo d’acqua, distinguo un’ombra scura dai contorni sfuocati la cui distanza mi é impossibile giudicare ...

“... eppure giurerei che ...”

L’ombra si muove, lentamente, eppure si muove.
Mi paralizzo all’istante e tendo lentamente il braccio destro diffronte a me...

“Sará stato il rumore dell’asta che ritirando ho fatto strusciare sugli scogli ... o forse il grugnito di sforzo che involontariamente mi son fatto scappare? ...fatto stá che sta venendo da me!”

Mi vien quasi da ridere e mi devo trattenere per non allagare la maschera.

“A volte é proprio vero che non tutti i mali vengono per nuocere...”

L’ombra si é adesso ingrandita, é piú vicina e dal suo profilo só che mi punta di muso ...ormai sono sicuro si tratti di una spigola anche se ho veramente difficoltá a capire quanto sia lontana.
Un pensiero mi rassicura; io riesco a malapena a vedere lei, dubito fortmente che lei riesca a vedere me molto meglio. Sono tentato di espellere l’aria nei miei polmini e scendere quel tanto che basta per vederla charamente ma spero che stando in superficie lei debba venire a baciare la punta della mia asta per capire cosa sono, e a quel punto sará troppo tardi per lei per darsi alla fuga!

E cosí é infatti, nonostante non riesca a vederla mai chiaramente capisco che sia arrivato il momento di sparare nel momento in cui il contorno del suo corpo diventa tutt’uno con la sottile ombra che só essere la mia asta...

C’é un’unica cosa che la mia mente riesce a pensare in questo convulso istante...

“Banzaaaaiii”

“Sbrrraaaang!”...

Lei parte come impazzita verso il fondo e punta alle mie spalle; io mi immergo all’istante per riuscire finalmente a vederla.
Mi rendo conto di averla presa perché la sagola la segue fedelmente, é circa delle dimensioni di quella dell’alto giorno, forse un pó di piú, ma a differenza di quella questa l’ho presa bassa, noto infatti che la sagola la attraversa si e no un centimento sopra le pinne ventrali dove é la durezza delle stesse a non aver permesso che la carne si lacerasse. Qualche centimento piú indietro e forse ora starei scrivendo di un pesce perso.
La seguo nel suo disperato tentativo di fuga e assecondo i suoi movimenti per evitare di strapparla e dopo un breve tira e molla riesco a prenderla per le branchie, finirla col coltello ed estrarre l’asta.

Mentre la stó mettendo a retino mi scapa da ridere, e capisco il perché del folle pensiero al momento dello sparo:
É una scena di un vecchio film di guerra nella quale i Kamikaze giapponesi si immolano contro le navi americane proprio all’urlo di Banzaaaiii.

“Piú suicidio di cosí...”

A mente fredda realizzo poi a cosa penso fosse dovuto lo strano comportamento dei cefali che si aggiravano sul sommo, particolarmente dei piú piccoli, mentre rimango perplesso riguardo al nervosismo evidenziato dai piú grossi che erano certamente di taglia superiore alla spigola appena presa.
Mi convinco che ci devono essere altri predatori nelle vicinanze e decido di continuare la mia battuta usando i cefali come punto di riferimento.

La mia suposizione si rivela esatta, quando meno di cinque minuti dopo, dal lato opposto dello stesso sommo riesco a portare a termine un agguato ad una seconda spigola che mi sfreccia davanti lanciata all’inseguimento di tre o quatro dei cefali piu piccoli.
In questa occasione io sono a circa un metro e mezzo di profonditá e vedo chiaramente il predone che nuota dalla mia sinistra alla mia destra.
Il tiro é di imbracciata e con una buona dose di fortuna si risolve per il meglio in quanto l’asta fulmina il pesce all’istante entrando dalla cavitá oculare destra per uscire da quella opposta.
La seconda spigola, piú grossa della prima fá in tempo a percorrere a malapena un altro metro prima di smettere di muoversi per sempre e finire a retino.

Sono basito nel vedere che il grosso dei muggini che ormai seguo da una buona ventina di minuti sono ancora raggruppati sul sommo dello scoglio e decido di provare un approcio differente.
Faccio lo strusciapanza estremo e lentamente mi posiziono sul piano della roccia , questa volta affacciandomi peró non verso il centro ma verso l’esterno con il fucile puntato al largo con corrente contraria.
Trovo un punto ideale nel quale riesco ad infilare la spalla sinistra sotto una piccola tettoia che mi permette per la prima volta di mantenere la posizione a neanche un metro di profonditá senza dover fare sforzi deleteri per le mie riserve di ossigeno e decido di effettuare degli aspetti.
Al terzo tentativo vengo premiato quando vedo materializarsi dal largo una terza bella spigoletta, la piú grossa, anche se non di molto, di tutte quelle viste finora che incuriosita mi punta.

Noto che anche questa nuota praticamente a pelo d’acqua e sono colto dal sospetto che i predoni abbiano interpretato la poca visibilitá superficiale come una opportunitá di caccia e abbiano girato questa situazione a proprio favore per effettuare a loro volta degli agguatti alle loro prede che, probabilmente confuse ed impaurite, si sono fatte spingere nell’acqua bassa con visibilitá limitatissima dalla quale poi non sono piú riuscite a fuggire sentendosi circondate e non osando abbandonare la presunta protezione offerta dalle asperitá del sommo.

“Vieni quá bella, vieni che papá ti sta aspettando...”

Questa é piú cauta, probabilmente quel poco piú esperta da sapere meglio delle sorelline che qualcosa non é proprio come al solito...

So di essere nella seconda metá della mia apnea e vedendola esitare tento il tutto per tutto. Decido di sfruttare un consiglio letto proprio quí sul forum e lascio andare un paio di bollicine...

“Hahaha, funziona!!! ... guarda guarda come si é fatta curiosa ... questa volta puoi mirare ... sparale di muso prima che si giri! ...vieni ...vieni...vie...

Sbrrraaaang...

L’asta parte quando lei stava tra il metro e mezzo e i due dalla punta del fucile e mi stava ancora puntando.
Aver potuto concentrare tutti i miei pensieri sul pesce senza dover pensare al mio assetto dá i suoi frutti perche la colpisco proprio sul bordo dell’opercolo sinistro mentre lei scarta.
Finisce in sagola e parte impazzita per la sua ultima corsa riuscendo nonostante le dimensioni contenute a portarsi indietro l’asta per alcuni metri prima di rallentare la sua andatura e tentare di rifugiarsi sotto uno scoglio sul fondo.
Riesco comunque a recuperarla e finirla velocemente ma nella fuga si é aggrovigliata nel nylon creando una lieve parrucca.
Per liberarla dall’inteccio mi tolgo le pinne e mi metto in piedi sulla roccia del sommo con l’acqua che i arriva poco sopra l’ombelico.

Mentre la tolgo dall’asta mi rendo conto che sulla scogliera di sinistra della cala c’é un cannista che a giudicare da come mi fissa non deve aver avuto una gran fortuna oggi.
Mi ricordo di colpo del mio amico e della nostra scommessa che mi erano completamente sfuggiti di mente durante l’ultima adrenalinica mezz’ora.
Conoscendolo non credo di aver perso e rendendomi finalmente conto anche del freddo che provo decido di rientrare dopo aver recuperato le pinne.

Sulla strada del rientro analizzo la situazione appena vissuta e mi convinco ulteriormente che per aver messo paura ai cefali piú grossi ci doveva per forza essere un predatore piú significativo di quelli che adesso mi pendono al fianco.

“Probabilmente uno spigolone o un serra... o forse entrambi...” penso, ma scarso come sono non sono riuscito a vederli, tantomeno portarli a tiro. Avessi avuto la muta e non mi fossi cag@to dal freddo...

Sono comunque contento del risultato ottenuto dato che sono solo un eterno principiante e in qualche maniera é come se fossi alle prime armi con la pesca sub per cosí dire seria. Tre spigole decenti in un solo giorno non le avevo neanche mai sognate...

Sulla strada del rientro penso all’istinto di cacciatore che é dentro di noi esseri umani, a come molti di noi abbiano lasciato che questo si assopisca nel corso di molte generazioni...

Ringrazio mentalmente la pesca sub per avermi permesso di mantenere viva questa parte di me che ogni volta premia il lato piú profondo e antico del mio essere concedendomi il privilegio di sentirmi parte della natura e delle antichissime leggi che da sempre la governano...

Un sorriso si stampa sulla mia faccia e mi accompagnerá per molti giorni a venire...






PS:
Per la cronaca quella sera la birra é stata a spese del mio amico....

:bye1.gif:
 
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pincos
view post Posted on 18/11/2009, 19:52




Eeeeehhh.............ma ce vò troppa pazienza :wacko: :wacko: :wacko: :wacko:
Cmq catture non male
 
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squalo90
view post Posted on 18/11/2009, 20:04




ma ci pensi già mentre sei in acqua a cosa scrivere?? :D :D scherzo..complimenti per le catture!! :bye1.gif:
 
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view post Posted on 18/11/2009, 20:17
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Spigolaro

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puoi fare un libro
 
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arbalete94
view post Posted on 18/11/2009, 21:33




belle catture
 
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view post Posted on 18/11/2009, 22:23
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Big Denticiaro

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vabbè .........leggo dopo
 
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view post Posted on 18/11/2009, 22:28
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anche io leggo dopo :D , belle catture :D
 
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sbarrow
view post Posted on 18/11/2009, 22:48




Quando è troppo è troppo..............

P.S.Ho visto solo le foto.Complimenti.

X Nicogal visto che tu leggi dopo , poi mi fai il riassunto come compitino a casa..... :D
 
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Anto 77
view post Posted on 18/11/2009, 23:24




Per ora ho visto solo le foto dei pesci e ti faccio i complimenti per quelli :clapping.gif: :clapping.gif: :clapping.gif: :clapping.gif: :clapping.gif:
Quando mi danno le ferie mi leggo il racconto :P
Scherzo ... dopo lo leggo :bye1.gif:
 
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DanieleDamiata
view post Posted on 19/11/2009, 00:00




complimenti.... :clapping.gif:
 
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view post Posted on 19/11/2009, 08:37
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Cefalaro

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ho preso ferie per leggere tutto il racconto....
;) :P
 
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vitaletti
view post Posted on 19/11/2009, 08:40




:cry: hai scritto un libro :D scherzo complimenti per le catture :clapping.gif: :clapping.gif: ,,,,,,,,,,,,,,,,,,,, :bye1.gif:
 
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paologra
view post Posted on 19/11/2009, 09:39




Azz... praticamente hai scritto un numero intero di pescasub.
Bei pesci, bravo!
 
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view post Posted on 19/11/2009, 09:57
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Spigolaro

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Bei pesci e per..........................." La Divina Commedia" :D :D :D
 
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view post Posted on 19/11/2009, 13:21
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Complimenti per le catture.... :)
... ma non pretendere che si possa leggere tutto! ;)
 
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