Dal momento che mi sono avvicinato ai giorni nostri e che ho parlato di una "mancanza" di Mediterraneo, vorrei proporre quanto mi è successo un giorno a Lampione.
Parlo sempre di anni nei quali si poteva andare a pescare, prendere dei pesci e non sentirsi come lo sterminatore delle ultime risorse ittiche del pianeta. Non stiamo a raccontarci le solite cose, che tanto le diciamo tra noi, che sappiamo benissimo come realmente stanno e, quindi, non servono a niente. Confusione? OK! Spiego: io apneista, di mezza tacca, faccio (facevo) un mese a Lampedusa e FORSE prendevo due ricciole di venti o trenta kg. Ho detto forse. Nel periodo della riproduzione, con le reti di circuizione i tre famosi pescherecci (Graziella, Nuova Pippo e Adriana Aiello) ne prendevano centinaia. Immaginate quel numero di pesci presi da altrettanti sub. Diciamo cento ricciole catturate da cinquanta "sega sub" come me. Ogni sub, un mese di soggiorno sull'isola, traghetto o aereo per arrivare, benzina per scorrazzare, souvenir e cazzate varie da acquistare, alla fine mi dite quella ricciola quanto vale? Qualche euro più che presa e venduta dal Nuovo Pippo o chi per lui.
No, hanno preferito fare l'AMP, dove noi non possiamo più andare, con tutto quello che può comportare economicamente per i locali, però Nuova Pippo & soci seguitano allegramente la loro turpe attività : Intanto i vari "Linea blu" e "Pianeta Mare" mostrano le "meraviglie" di un mondo subacqueo restituito alla sua integrità, grazie all'allontanamento del killer subacqueo. Cmq, i lampedusani hanno voluto la bicicletta ed è bene che si facciano questa pedalata. E devono arrivare ancòra le tappe di montagna!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ma torniamo a noi.
Finalmente una giornata senza maestrale. Sveglia alle quattro e mezza, colazione, operazioni balneari di routine e via, rotta ovest, verso Lampione. Ora voglio dire una cosa, a voi che andate a sbattere fino a Lampedusa ai giorni nostri, per finire a pescare a Punta Sottile, dove neanche nel Medio Evo c'era una minkia (paragonato a quello che trovavi sulla costa da Alaimo a Sacramento) e dove, con molta probabilità, vi beccate qualche elica sulla schiena : pescare a Lampione è il massimo, è l'avventura allo stato puro. Fondali che ti tolgono il fiato, in tutti i sensi. Acqua limpida come l'aria, con una ricchezza di vita sottomarina che ti fa dubitare di stare realmente vivendo quel momento. Poi un volo di corvine da una parte, un branco di tonnetti o di palamite che ti sfiorano e vanno velocemente via. Sul fondo pigri e paraculissimi (termine francese) dotti e ogni tanto una cernia, che scoda e s'infila sotto una roccia. Se sei fortunato incontri anche uno squalotto, che rende epico quel giorno. Poi branchi di dentici, a tutte le profondità e di tutte le dimensioni. Pesci che non conoscono l'uomo e che ti danno quella chance in più che ti fa realizzare il sogno di un anno del c@zzo passato a lavorare, divincolandoti tra un Grande Fratello e un'Isola dei Famosi, (che poi chi li conosce è tutto da chiarire, 'sti famosi!). Ma non divaghiamo.
A coronamento di tutto questo, che era ciò che si trovava "di diritto", c'era l'incontro con le ricciole, vuoi il branco di quattrocento capi, dai quindici ai cinquanta kg o la "pattuglia" di quattro, tre maschi e una femmina, in cerca di un angolo appartato.
Quel giorno avevo girato la punta sotto il faro e stavo cercando di prendere una delle enormi corvine che abitavano sotto due scogli, ridossati alla parete dell'isola. Una questione di ventisette metri e infiniti cunicoli, tra i quali le corvine si muovevano con assoluta padronanza e sicurezza. La prima immersione fu mal programmata, per cui sparai con un attimo di ritardo, a causa, anche, di un'affrettata preparazione alla discesa. Roccia colpita, scalfita e pernacchie delle corvine e moccoli miei. Per non parlare di una punta di freccia a forma di spatola!
Sostituita l'arma, riandai giù e presi, nel giro di tre o quattro immersioni, due di quelle che mi avevano spernacchiato poco prima. Credo fossero esemplari di quasi tre kg l'uno, veramente belle.
Mentre mi "dilettavo" con le corvine, notai che una ricciola aveva cominciato a nuotarmi intorno. Era strana, a causa di un corpo molto lungo, diciamo un metro e mezzo, ma molto magra. Pensai ad un maschio, esaurito da tenzoni amorose, data la stagione degli accoppiamenti.Boh? Fatto sta che, esaurito o no, la fucilata se la meritava d'ufficio. Anche il comportamento era curioso: nuotava piano, cercava tutte le scuse per fermarsi a mezz'acqua, apriva la bocca e, sembrava che boccheggiasse.
A un certo punto si fermò una spanna sopra uno scoglio, aprì ancòra la bocca un paio di volte e si mantenne in quella posizione, con un lento ondeggiare della coda.
Ricordo che i raggi del sole le (gli?) battevano sul fianco sinistro. Io, da bieco assassino, me ne fregai di tutto il lato poetico, cromatico,naturalistico e, insomma, me ne fregai, mi immersi, con l'unico obbiettivo di rifilarle (gli) una fucilata nel capoccione. Mi avvicinavo lento e quella seguitava a stare sul posto. Temevo che partisse da un momento all'altro, per cui anticipai il tiro. Avevo in mano un'Aspic Sporasub da 90 cm con una coppia di elastici. L'asta colpì esattamente dove avevo mirato: due dita dietro l'occhio sinistro. Un capolavoro, peccato che l'aletta sporgesse mezzo cm all'esterno! Il pesce, accusando forse il colpo, lì per lì non si mosse. Io, rendendomi conto della precarietà del tiro, cominciai, delicatissimamente a tirare la sagola verso di me.Un palmo, poi due, poi tre:la ricciola veniva docilmente, mezzo addormentata, tra le mie braccia. Ma non era ancòra fatta. Quando mancavano trenta centimetri, forse ventinove(!), quella diede una sgrullata con la testa, si liberò della freccia e, lentamente, indolentemente se ne andò. Non prima di aver fatto nuovamente quel movimento con la bocca. Singhiozzo? Rutto? Non lo saprò mai. Fatto sta che rimasi a guardare l'asta che pendeva inerte nel blù e a considerare che venticinque sicuri kg di ricciola magra se n'erano andati.
Proseguii fino alla punta nord, dove cominciai a fare l'aspetto a dei dotti che erano ( ma sicuramente sono ancòra) più furbi del diavolo. C'è una premessa da fare. Due mesi prima ero andato a pescare in Turchia e avevo sparato a una ricciola di una quindicina di chili. A causa di un imparruccamento della sagola nel mulinello, la ricciola mi aveva strappato il fucile (Apache 100) dalla mano e se l'era tenuto come souvenir! Per quel motivo ero andato in giro per trovare dei mulinelli "seri",altrimenti avrei rinunciato a quel tipo di pesca. Rimediai due Marò della Mares, secondo me, a tutt'oggi, i migliori e più affidabili. Non capisco perchè, invece di produrre delle ciofeche supponenti, cervellotiche e costose non si limitino a copiare, paro- paro, il vecchio e ottimo Marò. Mistero??!!??
Dicevo che avevo due marò, che avevo montato su due miei fucili e che mi davano il massimo della sicurezza in caso di incontro con qualche bestione.
In quel caso cercavo di attirare i dotti, impugnando un 110 della Seac, ma non mi chiedete il modello, perchè non lo ricordo. Posso dirvi che il fusto era grigio. Speriamo in Mauro X!!
Mentre ero all'aspetto, tra due scogli a ventidue metri e i dotti non mi cagavano per niente, alla mia destra una pattuglia di tre ricciole si avvicinava con andatura sonnacchiosa, ma decisa. Non dovetti neanche spostare il fucile, perchè la prima, e più grossa delle bestie mi passò a non più di un metro dalla punta del fucile. Sparai e colpii con precisione chirurgica un bestione di più di quaranta chili. Sicuro del colpo inferto, guadagnai la superficie, srotolando lentamente i cinquanta e passa metri di filo del mulinello. Chiamai Susan, che accorse col gommone e mi chiese se volessi un altro fucile. Risposi che non ce n'era bisogno, data la precisione del tiro. Intanto vedevo srotolarsi la sagola bianca dal mulinello Marò. Filavo perchè sapevo che da un momento all'altro il pesce si sarebbe fermato, sfinito per il colpo mortale. La sagola, srotolandosi lentamente, mi diceva proprio quello.
Quello che non mi disse, era che non avevo fatto un nodo alla fine (o se preferite all'inizio) dell'imbobinamento! Ergo, la ricciola, che in quel momento si allontanava, sì, a due all'ora, era a circa cinquanta metri di fondale, portandosi via una freccia, una cinquantina di metri di sagola , andandosene (purtroppo) a morire dove mai e poi mai avrei più avuto modo di ritrovarla.
Quel giorno avevo sparato, colpito e perduto due grosse ricciole, più di sessanta chili. Roba da spararsi
Era il 1996
Edited by Seriol Killer 645 - 31/5/2010, 08:55