CITAZIONE (Krahs @ 14/2/2019, 12:53)
Buongiorno a tutti,
pesco ormai da una decina d'anni e mi alleno costantemente in piscina da due anni. Nella pesca ho costantemente migliorato sia la tecnica sia l'apnea e ho aumentato le profondità operative. Fino a qualche anno fa, in pesca, non superavo spesso i dieci/dodici metri di profondità e cercavo sempre di prolungare l'apnea il più possibile (sono arrivato anche a 3 minuti di aspetto); adesso invece mi impongo sempre di non forzare troppo, tanto ho capito che se il pesce non arriva dopo un minuto/ un minuto e mezzo è quasi sempre inutile sprecare fiato e aumentare i rischi, specialmente se si scende più in profondità.
Anche in piscina, dove invece tiro maggiormente le apnee, le mie prestazioni sono migliorate. Grazie agli allenamenti ho aumentato la mia capacità di sopportare la co2 e la diminuzione dell'ossigeno ma mi sono anche accorto che il limite spesso è più mentale che fisico. Ho avuto modo di parlare con alcuni campioni, molti mi hanno detto che la fase delle contrazioni diaframmatiche è superabile, oltre i 100 metri ca. la sofferenza diminuisce molto e bisogna ascoltare altri messaggi che il corpo ci manda per uscire evitando sincopi e sambe. Durante una recente conferenza mi è sembrato di capire da Alessia Zecchini che il suo segnale è strettamente visivo: lei capisce che è il momento di uscire quando la visione le si distorce, vede "come un tunnel". Quando vado qualche metro oltre 75m ho contrazioni molto forti, forse per una paura inconscia sento il cuore battere più forte, non vedo "tunnel" ma la mente inizia leggermente a intorbidirsi, i pensieri rallentano un poco; tuttavia quando esco (sempre osservando il protocollo d'uscita che mi hanno insegnato quando ho preso il brevetto), non ho problemi e recupero in breve tempo. Vorrei dunque chiedere ai più esperti se prima di arrivare alla fine delle contrazioni forti hanno sintomi simili al mio.
Grazie
Lorenzo
Buongiorno a tutti,
nel febbraio 2019 ho aperto questa discussione in cerca di qualche consiglio/esperienza per affrontare una vasca piuttosto impegnativa per un principiante: quella tra i 75 e 100mt.
Alcuni di voi mi hanno scritto che le sensazioni sono molto personali e mi hanno invitato a procedere per gradi. Ebbene, ora che finalmente, dopo tanti allenamenti sono arrivato a chiudere i 100mt svariate volte, vorrei darmi da solo una risposta nella speranza che essa possa aiutare qualcuno.
Che cambiamento c'è, a livello di sensazioni, tra la vasca dei 75mt e quella dei 100?
A parte le contrazioni diaframmatiche, che si intensificano, ASSOLUTAMENTE NIENTE
Quando si cerca di superare un limite personale il cervello entra in fase protezione: cresce l'ansia e la voglia di arrivare e il battito cardiaco accelera. In questo stato di agitazione è facile percepire sensazioni negative, quali i giramenti di testa di cui parlavo un anno fa.
Se invece la distanza viene fatta con la mente allenata alla distanza, si arriva in fondo con meno fame d'aria e senza tachicardia e spiacevoli sensazioni.