| ||
Siamo nel cerchio perfetto della filosofia in cui cercare la domanda massima su quello che facciamo è la più grande aspirazione. La frase in greco è presa dal primo stasimo dell'Antigone di Sofocle, il punto più alto della presa di coscienza della doppiezza umana: la stessa possibilità, nello stesso momento, di fare del bene o del male. Qui si apre un ventaglio di ragioni e ragionamenti che tentano di "sezionare" quell'input atavico del cacciare nella sua accezione moderna di non essere "necessario" alla sopravvivenza, diventando sportivo. E qui le domande si sprecano, e tutte con un senso... Tipo.... È definibile etico cacciare? Così come si definiscono etici alcuni allevamenti....ma in realtà può esistere un allevamento etico.... Può esistere una caccia etica? Nel 2022 dove il cibo ci esce dalle orecchie... C'è da rifletterci Esatto! La filosofia sta nel porsi la domanda. E son tutte lecite. Spesso il limite tra etica e "giustificazione" è sottilissimo e chi vuol intentare una riflessione sappia che sarà molto personale e difficilmente spiegabile al resto delle persone. Ecco perché è "deinon"; la pesca sub è, volenti e dolenti, uccidere un pesce con tutto il corollario di concetti che ne derivano. È giusto, secondo me, pensarci su in maniera profonda. |