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| Taranto 1° luglio 2014 E' domenica, si sa, non il giorno migliore per andare a pesca. Ma la giornata è pur sempre una giornata per poter uscire in barca con gli amici e i parenti. In ogni caso, non mi faccio mancare l'opportunità di entrare in acqua, anche perchè ne soffrirei troppo: stare a mare senza poter pescare per me non ha senso. Faccio passare le ore calde e sopratutto il grand traffico nautico che le caratterizza. Per le 17.30 sono in acqua. Dedico la prima ora a qualche aspetto su fondali di 8-10 dove avvisto qualche orata e insagolo un paio di saraghi di porzione e un barracudino da kilo. E' una sorta di riscaldamento in vista del tramonto che trasforma in magico uno spot altrimenti deserto. Lascio il 110, prendo il 60ino (che battezzerò successivamente il 60ino dei record!, vedere l'altro racconto dell'oratona) e mi accingo ad affrontare lo spot al tramonto. Il mare è quello giusto, le sensazioni sono buone: mare leggermente mosso, un po' di schiuma, visibilità 2 metri. Approccio con una pesca all'agguato destreggiandomi su un fondale di 1-4 metri e cercando di stare il piu possibile sott'acqua per avere piu possibilità d'incontro. Col calare della luce, aumentano gli incontri: mormore, cefali, qualche spigoletta. Ma sto cercando qualcosa di "taglia". So che c'è un giro un predatore, so che c'è qualcosa di grosso che gira, me lo sento. Non perdo tempo con la minutaglia, grazio diversi cefaloni e saraghi di porzione e mi concentro solo sull'avvistamento di qualche ombra che conti. Ho quasi percorso ormai tutto lo spot (che mi consente solo un'unica direzione utile, ovvero quella con il sole alle spalle), mi appresto ad effettuare ormai gli ultimi tuffi, alla mia sinistra la parete a cui mi tengo saldamente ancorato con la mano sinistra, 60ino dei record nella mia destra. Sono sul fondo, ho fatto qualche metro all'agguato per poi fermarmi dietro uno scoglio. Non faccio richiami. So che li non c'è ne è bisogno perchè il pesce è di passaggio: il predatore fa esattamente quello che sto facendo io, percorre lo spot in cerca di prede. Solo che questa volta non sa di essere lui la preda. Sono li che aspetto da qualche secondo su un fondo di un metro e mezzo dietro uno scoglio quando finalmente davanti a me si palesano due immense ombre decise, parallale fra loro che procedono nella mia direzione. Punto quella alla mia sinistra, per un attimo spero nella spigolona. Con il fucile all'imbracciata sparo quando ormai l'ombra, ormai ben definita come un grosso serra, mi è all'altezza della spalla e mi stava sfilando via non curante della mia presenza, minaccioso, deciso, quasi arrogante. Bam, preso in branchia. Il pesce prova una vana reazione, ma l'ho preso troppo bene e la reazione è sicuramente sproporzionata rispetto alla sua stazza. Con facilità lo recupero, lo afferrò tra le branchie e pongo fine alle sue sofferenze. Sarà il pesce record preso fin'ora. Peccato però, pensavo fosse una spigola.
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