Sabato pomeriggio, dopo mille peripezie riesco ad essere in acqua.
Le condizioni del mare sono un pò impegative e sono conscio che le manovre di ingresso e di uscita saranno le parti più critiche della battuta di pesca di oggi, ma dopo aver percorso 200 e passa chilometri per giungere sin qui non posso tornarmene a casa senza averci provato.
La memoria mi riporta a un mio vecchio maesto di pesca che ciò nonostante non sia finita bene fra noi porto ancora nel cuore, e gli sono grato per i suoi insegnamenti su come conciliare la sicurezza in mare con lo spirito di caccia selvaggia.
Alle 16 sono in acqua, il mare ribolle, visibilità accettabile anche se molto velata e ricca di ciuffetti di alghe in sospensione e risacca poderosa.
I primi tuffi mi danno il polso della situazione, il pesce gira e di conseguenza ho qualche possibilità di evitare il cappotto.
La mia attenzione è rivolta ai saraghi ne ho visti sfilare alcuni belli, provo con ll'agguato, l'aspetto ma niente da fare sono furbissimi.
Dopo una ventina di minuti appostato intorno agli 8 metri dall'alto si presenta un barracuda che finisce nel cavetto senza grosse difficoltà, e così il ghiaccio è rotto.
All'incirca dopo un tre quarti d'ora di pesca, appostato ad una profondità inferiore ai 10 metri, ben nascosto da alcuni massoni, vedo la mangianza che ho davatti scattare all'unisono aprendosi, mantengo il sangue freddo e resto immobile, dopo pochi secondi mi sfila sopra da dietro la leccia, è bianchissima, sembra un fantasma, allineo il fucile ed eseguo un tiro all'imbracciata.
L'asta trapassa il pesce e sò di averlo sparato bene, sono tranquillo e risalgo in superficie con addosso una bella senzazione di serenità
Nel frattempo per il pesce è l'inizio del suo ultimo atto, la sua ultima prova di forza.
Altro non posso fare se non che onorare la preda, concedendole l'onore delle armi. Alterno fasi di recupero e rilascio della sagola rigorosamente a mano.
Dopo appena un paio di minuti capisco che il pesce è fiaccato e ora posso recuperarlo senza correre grossi rischi, e di fatti così sarà.
Ora il pesce è nel cavetto in cintura, ho provato a tenerlo sotto la boa ma il mare grosso ne rende difficile il trascinamento e dunque opto per tenerlo nel cavetto della cintura anche se questo ne coprometterà fortemente i movimenti.
Intanto il tempo scorre e l'ora concordata con mia moglie per l'uscita è prossima, lo stesso non posso "purtroppo" dire per il luogo pattuito.
Mi tocca sorvolare velocemente poco meno di un km in circa 40 minuti, impresa semplice con condizioni di mare calmo, molto meno con il mare in queste condizioni e sopratutto con la leccia legata praticamente nel didietro.
Bene non c'è nemmeno un attimo da perdere e scoragiarsi non aiuterà di certo.
Arrivo puntuale al luogo dell'appuntamento e come sempre trovo la mia adorata moglie ad aspettarmi, è felicissima, senza riserva alcuna posso affermare che lo è più di mè, non posso con altrettanta sicurezza dire se è lo è per il carniere o per il marito che rietra indenne.
Sherzi a parte sono certo che lo è per entrambe le ragioni.
Recuperata la vecchia fotocamera digitale scattiamo la foto di rito, a ricordo di questa splendita giornata
Questa cattura la voglio dedicare a mia moglie e colgo l'occasione per ringraziarla pubblicamente per le sfacchinate che è pronta a sopportare per assecondarmi in questa mia passionaccia per la pesca in apnea,e per le tante volte in cui è proprio lei a spronarmi.
Il pesce inizialmente stimato intorno ai 6/7 kg alla bilancia ha segnato 8,5 KG, e anche questa è stata una piacevole sorpresa.
fantasticaaaaaa 
non è il mio caso, visto che non sono sposato, ma di alcuni miei amici carissimi...poveri loro... 
